mercoledì 28 febbraio 2007

Sulle note di un piano vorrei accompagnarti stasera, delle note di un piano vorrei fare gradini per avvicinarti a me. Perchè arriva un momento in cui svaniscono problemi, graffi e tutte le innumerevoli ginocchia sbucciate della giornata. In quel momento ti vedo accanto a me, una e mille. Come affondare le mani nella sabbia calda di Luglio, come camminare senza avvertire il disturbo del traffico forse perchè è sabato mattina, forse perchè ho solo verde attorno. La gola è indolenzita stasera, ma non devo parlare e perciò sopporto. E tu? Senti davvero il bisogno di parlare? Dì di no, dimmi che la sera basta percepire il soffio di un respiro per sentirsene avvolti, dì che non serve parola come non servono immagini nè occhi atti a catturarle. Dì che bastiamo noi, dì che basta meno che noi...
Così mi avvicino all'ora del sonno, ed è così speciale, nonostante sia l'ora che mi congeda dalla vita sin dal primo giorno. E le ansie si infrangono, o quantomeno riposano attente ai piedi del letto, pronte a mordere le caviglie domattina. Però sul letto no, nulla è ammesso che non sia parte di me, parte di ciò che desidero. E' un dolce asilo politico di realtà immaginarie, in fondo è un po' di vita anche questo, un po' o tutta intera...

martedì 27 febbraio 2007

Fa effetto vedere una strada imbiancata se abiti a Messina. Di bianco a Messina conosciamo solo quello dei Peloritani, giusto qualche settimana in un anno, spesso anche meno. Oggi uno strappo spaziotemporale e mezz'ora sorprendente: miliardi di grani, individui di ghiaccio, ciascuno a produrre la propria personale nota percuotendo il parabrezza o la carrozzeria dell'automobile che mi vedeva sorpreso spettatore. Un'atmosfera tersa, cristallina, quasi estiva. Perchè il ghiaccio che conosco è solo quello delle bibite al caldo di agosto. E oggi Messina era un grande bicchiere, nel quale ero perso anche io. Le strade pulite, candeggiate di un bianco che purtroppo ha trattenuto la mia attenzione solo per mezz'ora. Al trentunesimo minuto, il bianco che non conoscevo si è dissolto scivolando silenzioso tra i tombini.


Sullo sfondo, il Tribunale, distorto dalle scie disegnate sul parabrezza. Il bianco diventa sempre più trasparente. Io spettatore, come una prima teatrale, niente seggiolino, solo il consueto sedile.


Ciò che resta di questa mattina: il ghiaccio riflette una palma. Come il cubetto travolto da un thè caldo...

lunedì 26 febbraio 2007

Non è facile resistere agli idoli, ai falsi valori che incombono quotidianamente sulle mie aspettative. Fortunatamente è la realtà a riportarmi su binari dai quali è veramente difficile deragliare. E fortunatamente tento una resistenza che non mi auguro vana. Che ne sarebbe di me se non tentassi di impormi a ciò che è incapace di subire imposizioni? E' il vago sospetto delle illusioni, che sospende ma non toglie. Se non sarà domani il giorno prescelto, sarà sempre un dopodomani ad attendermi. E in un istante non più diseguaglianze ma lotta vera per chi vuole lottare da solo, passione vera per chi invece sceglierà la vita.

sabato 24 febbraio 2007

Silenzio, ancora una volta. E un'unica intenzione: covare i pensieri di una giornata, aspettando che possano schiudersi in lacrime tra qualche manciata di minuti nel fresco di lenzuola grezze. Essere stanchi alle ventidue e un quarto è quasi un privilegio, è la condizione che consente di scomporti in moduli, catalogarti e ricomporti solo dopo aver ben mondato ogni piccola parte. E mentre sono occupato a ricompormi rifletto libero da costrizioni, e rivedo l'ordine delle mie membra alla luce dell'amore che mi lega a diversi tra voi. A che ora mi toccherà finire stanotte? Sono cosciente del fatto che potrei addormentarmi a metà dell'opera, e in quel caso non dispero, perchè qualcuno provvederà al posto mio. Mi sveglierò dunque sconvolto da una limpidità d'animo inconsueta per la vita che mi ha trascinato fin qui. E' la fortuna di poter contare su uno spirito di adattamento inverso, è la fortuna di poter sempre pensare che tutto possa andare bene, che tutto vada bene. Solo di un calore ho voglia questa sera, preferirò quindi abbandonarmi al sonno e aspettare di essere ricomposto da mani che mi amano più di quanto possano le mie...

venerdì 23 febbraio 2007

Dovrei sentirmi fortunato di poter scrivere queste parole da una scrivania fluttuante sul suolo italico. Dovrei sentirmi fortunato perchè non corro rischi, l'unica minaccia è costituita da qualche "anonimo" che si affaccia a questa finestra arrampicandosi dal muretto per lanciare poco intelligenti battute. A qualche chilometro da casa mia invece un "collega" blogger viene condannato a quattro anni di carcere per essersi espresso non a favore del "proprio" presidente Mubarak. Casa mia dista dalla casa del blogger rinchiuso circa milleecento chilometri. Casa mia dista da Milano circa mille chilometri. E' possibile che una lingua di Mediterraneo possa stravolgere così la realtà? Io non voglio crederci, e per questo la mia analsi si fa molto più amara. Io non credo nelle civiltà inferiori, e sono costretto a pensare che, se non ha la possibilità di parlare il mio simile egiziano, in fondo, velatamente, non la abbiamo neanche noi, non la hio neanche io. Perchè alla fine, non poter parlare quanto è differente dal parlare in camere insonorizzate? Kareem Amer non può scrivere tra le quattro mura di una cella, ma anche noi, "liberi" occidentali viviamo contestualizzati in celle dalle pareti pesantemente impalpabili. Vuole essere questa una manifestazione di solidarietà, una mano tesa a chi non può afferrare. E in fondo, tra quattro anni, non sarò io ad uscire dalla mia cella sfigurato da mille cicatrici, e non so se questo sia un male più per Kareem che per il nostro occidente addormentato, forte delle sue infinite "libertà"...

giovedì 22 febbraio 2007

E' tutto una precarietà, ma non è male. E non mi riferisco alle vicende del Governo, nè agli equilibri così impercettibilmente osservabili delle numerose politiche internazionali. Quando dico tutto, intento proprio tutto. E' come alzarsi al mattino con l'influenza, correre ad appoggiare il secondo piede dopo una sbandata, versare un caffè con mano tremante che fa scivolare qualche goccia sul tavolo, correre a strappare un foglio di carta assorbente per pulire e notare che proprio sull'ultimo lembo del tratteggiamento il foglio ha deciso di non cedere, e una scheggia di carta resta lì, penzoloni. Tutto precario, tutto in(-)equilibrio (s)conosciuto. Il tappeto rigonfio e male orientato, l'acqua troppo fredda o troppo calda. Tutto così imprecisamente perfetto. E tutto così impossibile da prevedere, da programmare... tutto così... precario, ma non è male. O almeno credo...

mercoledì 21 febbraio 2007

Non riesco a scrivere se non passano le ventitrè, ho bisogno di silenzio, tanto silenzio. Devo sentire le parole rotolare in testa come biglie sul marmo, poi le devo sentire rintoccare sui tasti prima di apparire a video. C'è una televisione accesa da qualche parte, e luce, troppa luce. Forse riuscirò a farmi vivo più tardi...

lunedì 19 febbraio 2007

Sento il fragore delle onde, ed è raro da casa mia. Tutto merito di uno scirocco maestoso. Eppure non soffia il vento contro le finestre, c'è solo il rumore del mare. La luce è scomparsa da un pezzo, la luna affiora appena. Non so spiegare la mia condizione in questo momento, ma è certo che non vorrei essere qui una volta tanto. E non so se ho più voglia di compagnia, o del silenzio sconosciuto di Roma, dei suoi colori strani, dei pensieri che ti lancinano a centinaia di chilometri dai tuoi affetti, del freddo pungente e dell'asfalto umido in maniera inconsueta.
Le onde, di nuovo. Le sento imperiose, e mi sento di sabbia, sulla battigia. Un lembo di schiuma mi raggiunge una, due volte. Ad ogni attacco una parte di me è dispersa nel mio mare e non sono più cumulo di sabbia ma sabbia di atomi. Ancora un'onda e poi un'altra, ecco che scompaio amato dall'onda più audace. Nella schiuma svanisco, da un amore rinasco.
Vorrei scrivere qualcosa, vorrei esprimere due lire di concetto partorito sul momento, ma mi accorgo che c'è troppa luce, e troppe sono le pagine ancora da affrontare oggi. E i giorni d'esame lasciano a lavorare in un canto gli orologi: il tempo si conta con le pagine e con la luce che filtra dalle tende, e non c'è mai sincronia. Invidio quanti hanno già dato (complimenti!) e spero di trovarmi pure io presto con loro, a programmare una nuova serata, a trascorrere impegnativi momenti di relax. E' già troppo per il momento, vado ad attendere l'ombra pesante della sera, vado ad accarezzare altre pagine ostili. Spero di poter essere presto liberato...

domenica 18 febbraio 2007

Non credevo di dover prendere queste misure, ma, come avrete notato, da questo pomeriggio ho aggiunto la moderazione ai commenti. E' una scelta maturata con dolore, ma gli ormai frequenti attacchi anche volgari diretti ad offendere persone diverse dal sottoscritto mi costringono a questa scelta. Nascondersi dietro l'anonimato non può garantire a qualcuno la libera offesa, finora fronteggiata solo grazie ai miei frequenti controlli e numerosi tempestivi interventi volti ad eliminare un po' di spazzatura dalla zona commenti. Nelle ultime settimane ho ricevuto numerosi insulti diretti a familiari e amici. Credo non valga più la pena rischiare: spesso venivano volte accuse circostanziate e insulti veramente pesanti. Spero di non dover mantenere a lungo questa misura, ma non posso assumermi la responsabilità delle affermazioni di uomini tanto grandi da celarsi nell'anonimato. Cercherò comunque di far passare tutto ciò che non sia strettamente improponibile: ben vengano insulti a me diretti e ogni tipo di critica, resteranno fuori commenti che coinvolgano persone diverse dal sottoscritto. Caro anonimo, o tu che nomini spesso e metti in primo piano le tue belle palle, sfoggiate ad ogni post: che ne diresti di cominciare a dirci chi sei?
Mi spiace davvero tanto, per colpa di qualcuno la zona dei commenti diverrà leggermente meno accessibile a tutti, ma non c'è altra scelta al momento. Grazie per l'attenzione e scusate lo sfogo.
Perchè potremmo essere diversi, ma saremmo costretti a cambiare...

venerdì 16 febbraio 2007

Cos'è che mi lega? E a cosa mi lega? Ogni domanda sembra avere un soffio di trascendentalità quando passano le ventitrè. Ogni domanda sembra nascondere un briciolo di verità quando passano le ventitrè. E mentre mi ritrovo a filosofeggiare da piccolo Gadamer mi avvedo dell'unica impercettibile verità: mentre pongo interrogativi a stuzzicare la mia esistenza il tempo mi sfiora, e sono distolto dalle mille ragioni della vita. Lascio scivolare istanti di me, e questi si perdono, e cambio accorgendomi di non cambiare.
Con la scusa dei 2000 blog ho visitato molte pagine, pagine altrui che mi hanno trasmesso molto. Ho trovato argomenti importanti e numerosi spunti di riflessione. Ho quasi invidiato la capacità di qualcuno di analizzare con lucidità ed efficacia disarmanti i fenomeni che interessano la realtà che viviamo. E mi sono accorto di non aver mai scritto un post che parlasse di web 2.0. "Devo scrivere un post sul web 2.0, mi pare normale, ovvio!" Ecco cosa pensavo. Ma in realtà, a me cosa importa del web 2.0? E ho compreso che forse il progresso di questa realtà di pixel con l'anima mi aiuta a comunicare meglio, anche tra me e me. Ho scoperto che mi aiuta a vivere meglio, ma non è per questo che voglio vivere. Che resti solo uno strumento per me, che è un po' come munirsi di un bazooka per uccidere le zanzare, ma poco mi importa. Mi importa veramente poco. E mi importa veramente poco perchè tra poco raggiungerò le mie lenzuola, e i miei occhi, soffocati dalle palpebre annegheranno pensando a lei e ai suoi occhi. E con quelli vedrò mentre i miei saranno persi nell'abisso di una notte amica. E mi sembrerà di sentire il suo profumo, un po' come si avverte il profumo del mare in primavera, quando, dopo aver tenuto le finestre chiuse per tutto l'inverno, ti aggrappi alla maniglia quasi a voler evadere con l'anima, e vieni investito dallo scirocco nutrito dal sole, e ricordi che il mare ha un odore che avevi dimenticato. Tra poco mi sembrerà di poterne accarezzare le forme morbide e delicate, tra poco avrò dimenticato che esistono tre dimensioni e mi scaglierò correndo a testa bassa verso ciò che non appare ignoto. Tra poco delle mie paure formerò un foglio appallottolato e lo lascerò cadere ai piedi del letto, senza che lei se ne possa accorgere. Perchè se si ama bisogna avere il coraggio di diventare nuovi ogni istante, ogni sera. Quando si ama non si può pensare ai propri limiti, e ciò che oggi è stato impossibile, irraggiungibile, domani si deve credere banalmente realizzabile, pienamente alla portata anche di chi non può. E contemplerò il suo sonno in religioso silenzio, lo stesso silenzio che vede sconvolta la pasta che lievita. Avrò il coraggio di traboccare senza riguardo. Vedo le dita consumarsi solo al pensiero di voler sfiorare la creatura che vuole accompagnarmi non si sa bene perchè. Ecco che questo benedetto web 2.0 raccoglie la mia dichiarazione d'amore. Davanti a questa, perdonatemi, ma questo benedetto web 2.0 mi sembra così insignificante...

giovedì 15 febbraio 2007

Che sapore questa notte... Arriva l'ora che della giornata rimangono solo il silenzio frastornato degli eventi e il sapore di un cioccolatino extra fondente consumato lentamente circa dieci minuti fa. Ed è un momento di serenità indicibile. Pensavo a una cosa: me, tra vent'anni: potrei essere un "realizzato", avere un conto in banca da dormire comodi oppure essere un dignitosissimo moribondo di fame. Comunque io dovessi essere arriverà ricorrente questo momento: mi troverò nel silenzio di una stanza, con addosso solo il silenzio frastornato della giornata e il sapore di un cioccolatino extra fondente appena consumato. Ed è formidabile questa cosa: il silenzio frastornato e il cioccolatino extra fondente diventano strumento di perequazione sociale. Porca miseria, non mi renderò conto di essere nudo stracciato o avvolto da una vestaglia di velluto che copre mutande di seta: tra vent'anni mi troverò solo col mio silenzio e il mio cioccolatino, null'altro. Non so se rendo l'idea... non penserò ai miei creditori, nè ai debitori. Solo il sapore del mio cioccolatino e il mio silenzio rilassato. Sarà normale, ma credo di aver appena eletto una delle chiavi di volta della mia esistenza. Dopo il cioccolatino di questa sera vado ad accarezzare il mio mondo tra onde di lenzuola. Ecco, questo non so se sarà ancora lì a galleggiare tra vent'anni, ma è un altro discorso, qui si torna al ricorrente carpe diem... si, tutta un'altra storia. Per questa sera fermatevi al mio cioccolatino, e al mio silenzio frastornato...
Ebbene sì: sono finito sul collage dei 2000 blog italiani.
Che non serve a nulla, ma è bello.
Perchè non tutte le ciambelle riescono col buco, e anche la tela su cui riposa la gioconda forse non ha una prospettiva ineccepibile. Ma chi direbbe che la ciambella non è buona perchè senza buco, o che la gioconda non è poi un capolavoro?

martedì 13 febbraio 2007

Dove inizia il vento? Me lo chiedevo stanotte mentre l'aria, così impalpabile faceva sbattere decine di finestre e volare sedie, tavoli e foglie, tante foglie. E' un immaginario quasi boccioniano: lo puoi vedere il vento mentre spazza le strade, mentre solleva cumuli di polvere. E ti verrebbe da pensare che dietro di lui la strada resti pulita. E invece tutto rimane com'è: una successiva folata porta altra polvere, altre foglie da chissà dove. Dove inizia allora il vento? dove si trova quel punto che lascia il vuoto dietro di se, dove si trova la zona pura, battuta dal vento e non incalzata da altro vento? Non mi è dato sapere, e, in fondo, non è che sia così fondamentale conoscere una cosa del genere...

sabato 10 febbraio 2007

Perchè il successo deve essere quello che ci attribuiscono gli altri? Per gli altri, se stai leggendo questo blog non sei una persona di successo. Per quale motivo infatti una persona di successo dovrebbe leggere queste pagine? Avrebbe certamente di meglio da fare. E se invece il successo fosse quello che personalmente ci attribuiamo? Che prospettiva... Non conterebbe il gradino che hai raggiunto nella scala, conterebbe solo la dignità con la quale occupi il tuo posto. E chi può negare l'esistenza di un cancelliere di successo, qualche gradino sotto un giudice di merda? Tra voi girano già diverse persone di successo, nonostante leggiate queste pagine. Ci credo davvero, e comincio a credere che ove si trovi la fama, certamente non ci sarà ombra di successo. E mi chiedo: sono un uomo di successo? La risposta è negativa, almeno fin quando smetterò davvero di credere al successo "degli altri". Dimmi da che parte devo andare, sarà proprio lì dove non saprò arrivare...

venerdì 9 febbraio 2007

La felicità non è fatta per essere vissuta a lungo, è una condizione intermittente che non si fa mai godere appieno al fine di lasciarti col suo retrogusto che crea dipendenza. E' come mangiare una pizza e lasciare l'angolo più condito, quello che hai preservato con cura durante il corso di tutta la cena, per ultimo. Quando stai per afferrarlo desideroso, la mano del commensale si stende velocemente e lo fa suo, scompare in un sol boccone, quasi con noncuranza. Così la felicità: prepari a lungo il momento da vivere con tutto te stesso, quando sei sul punto di concretizzare tutto, di realizzare ciò che hai aspettato a lungo tutto sfugge e non si compie. E' insita nella felicità questa componente di incompletezza, come quando prendi 28 e potevi prendere 30, prendi trenta e ti manca la lode, prendi la lode ma il prof poteva farti un complimento in più. E allora mi convinco che la fine del mondo arriverà nel momento in cui un istante di felicità sarà compiuto, perchè non potrai desiderarne uno successivo. Grazie per la giornata di ieri, per un altro veloce istante incompiuto che mi spinge a desiderarne uno successivo immediatamente. E' bello sentirsi perennemente incompiuti e perennemente vogliosi di compiersi invano... Grazie.

mercoledì 7 febbraio 2007

Vi sono alcuni momenti che lo sconforto può aggredire. Ciò che lo sconforto non può intaccare però sono presente e futuro. E allora lo sconforto diventa un'irrealtà precaria, un avversario trasparente. Ma non tutte le trasparenze sono neutre: la lente distorce nella sua trasparenza, e così istanti di sconforto rappresentano una realtà sintetica. E lo sconforto può privarti di un presente nitido, ma svanisce nonappena diviene passato. Esiste uno sconforto che possa privarti dei ricordi, tristi o felici che siano? Può lo sconforto farti dimenticare che un giorno tu hai perdonato donando una vita nuova a chi soffocava nel nero di una sofferenza indicibile? Può lo sconforto privarti dei pomeriggi e delle mattine ove non potevi muovere un passo ma che impegnavi a parlare con avidità? Un limite profondo rende lo sconforto antagonista precario: può rapirti e schiacciarti, ma non ha effetto su quanti ti amano. E lo sconforto teme l'amore, l'affetto, l'amicizia... Per questo non dovremmo averne paura, perchè amiamo e siamo amati. E basta una mano, la solita mano, quella carezza consueta a risollevarci, a ribadire il senso di un'esistenza che non è mai per sè stessi. Non smetto di cedere allo sconforto, e capita spesso, ma amo, e sono amato. Questo basta, e mi basta.

martedì 6 febbraio 2007

E' tornato a casa il mio indispensabile iBook, portando con sè tonnellate di documenti arretrati, decine di impegni in sospeso, letture lasciate a metà. Ed è la prima volta che colgo l'importanza di un oggetto fuori dal comune solo dopo che questo è rientrato nelle mie mani. Il bello nella realtà dei calcolatori è che vivono di una vita tutta particolare: molti di voi ricorderanno le lievi incrostazioni di vita sulla tastiera e sul trackpad, quel sapore vissuto, quotidiano, reale. E invece tutto è tornato ripulito, niente grasso e polvere tra i tasti, e, scherzi del destino, tra le impostazioni leggo: "Age of your Mac: less than a week". E dove sono svaniti quei mesi trascorsi in un legame quasi intimo? Dove le notti a scrivere, le notti a valutare se fosse l'ora di dare vita al blog che mi era stato precluso per anni? I dati ci sono tutti, così come le configurazioni, le caselle di posta e le mail, le canzoni, le immagini... tutto come prima. E allora dove sono svaniti quei mesi trascorsi in un legame quasi intimo? Dovessi giurare, sono tutti ancora qui, sotto queste dita. E' la vita dei calcolatori che non è ore, giorni, settimane, mesi e anni. Mille componenti e mille amici che si lasciano in sospeso. E ricomincio a scrivere su una tastiera che mi conosce, che non guardo mentre mi restituisce le lettere giuste, battuta dopo battuta. Il bello dell'essere uomini è sapere di non potersi lasciare alle spalle giorni, mesi o settimane, tutti in groppa, istante dopo istante, senza facoltà di dimenticare. Perchè duque pensate venga la gobba e si perdano i centimetri sui corpi dei vecchi?

lunedì 5 febbraio 2007

Il dolore di questi giorni riempie le pagine dei quotidiani, l'etere televisivo. E si parla, come sempre. Si parla, si scrive. La realtà è quella che forse ho già rappresentato tra queste righe: passerà qualche giorno, una settimana al massimo, e quelle pagine che raccontano di vita e di morte diventeranno consueta carta da imballaggio, di quella che la commerciante contadina di uova utilizzerà per proteggere i fragili gusci affidati alle massaie. E quelle che abbiamo pianto diventano anch'esse vite da imballaggio, verranno dimenticate tra l'immondizia. Realtà da imballaggio, notizie da imbalaggio, vite da imballaggio. Senza riguardo, senza alcun rispetto. Perchè il rispetto dovuto alla vita altrui è probabilmente il riflesso sul disprezzo delle nostre stesse vite. E pure il necrologio che un giorno narrerà le nostre gesta svolgerà il delicato compito di proteggere uova, ma fin quando? E le riviste scientifiche non imballano uova, ma troppo spesso marciscono tra gli scaffali di una biblioteca.

Oggi è pure una giornata di festa, che tengo per me.

E oggi pure si parla di me, ed è più che un onore. Se da ieri sentite profumo di zagara spiegatevi il perchè dando un'occhiata alla colonna dei link.

domenica 4 febbraio 2007

Perchè si porebbe avere la determinazione di essere ciò che si sente di essere, si potrebbe essere ciò che si è. Ma una è la realtà, e non è per tutti. In questa realtà, strana, unica, non c'è spazio per tutti gli "essere". Allora o si è della realtà, o si è nella realtà, o si entra nella realtà, o si è fuori dalla realtà. Credo di essere riuscito a entrare nella realtà io, e rivendico questa scelta: la vivo come un sacrificio volto all'incremento dell'efficienza marginale. Perchè chi è fuori dalla realtà non può contribuire a rendere la realtà una diversa realtà.

sabato 3 febbraio 2007

Mi sono chiesto cosa avrei fatto io se mi fossi trovato all'interno di una di quelle camionette della Polizia che ieri sera formavano cerchi concentrici per disperdere i violenti fuori dal Cibali di Catania. Ho riflettuto e non potevo fare a meno di riportare il ricordo a Piazza Alimonda, chissà perchè poi. Due storie di violenza, simili e diverse, due vittime speculari, una tra le guardie e una tra i ladri. Contrariamente a quanto pensai in occasione di quel g7, ieri ho pensato che se fossi stato alla guida della camionetta non mi sarei fatto molti scrupoli per cercare di evitare certi "pedoni". E' stata una notte di terrore, e non mi riferisco al terrore di quanti erano fuori dal "Massimino", io parlo del mio terrore, intimo e personale. Non esiste una pena giusta in questi casi, neanche per me che sono garantista all'ennesima potenza. E ieri non era Genova, non esisteva un finto ideale da scagliare sulle camionette, non esistevano i fumi delle droghe, e non era nemmeno guerriglia, quest'ultima cela un senso nobile. Ieri era solo violenza premeditata, violenza irrispettosa, gratuita. Mi torna in mente "Il PCI ai giovani" di Pasolini, ed è qui il mio terrore: forse ho capito che non esistono violenze diverse, nè diverse ragioni per usare violenza. Tutto ciò mi terrorizza. Forse ho solo paura delle mie certezze che non si reggono più in piedi.

giovedì 1 febbraio 2007

A quanto pare sono di nuovo in grado di scrivere da un Mac :). Mentre il caro iBook è in volo e sta per raggiungere casa, sono riuscito a perfezionare la connessione sul nuovo arrivato iMac G3. Solo questo per il momento, e ho un piccolo motivo in più per essere ancora più felice...
Si risvegliano i sensi dopo diversi giorni di sopore. E si risvegliano amplificati, estremamente sensibilizzati. Me ne accorgo dalla facilità con cui gli occhi diventano lucidi e comincio a chiedermi per quale motivo, solo qualche ora prima, questa realtà non mi fosse sembrata così brillante. E' stata una giornata difficile quella di ieri, nove ore di immobilità fisica e nove ore di violenza nervosa. Nove ore che però, come sempre, sono state scandite dalla vostra presenza e dal vostro incoraggiamento, dalla vostra compassione e dalla mia incapacità a dire ancora una volta col giusto tono "grazie...". A letto presto ieri, nelle orecchie Eva contro Eva e la voglia di riflettere fino allo sfinimento. Ed è già mattina, e già accorrono i residui di quelle riflessioni, è già ora di aggiornare la tabella di marcia. E un altro mese si aggiunge a donarmi un passo diverso, ad iniziare per finire in evoluzione. Voi avete consolato gli afflitti, dato da mangiare agli affamati e soccorso gli infermi. Io, da parte mia, ho scritto un'altra manciata di righe che servono a poco. E aspetto l'occasione di poter essere più simile a voi...