domenica 31 agosto 2008

Giovanni Allevi. Taormina, 29 agosto 2008.

Non poteva sapere che tra il chiacchiericcio sordo, quello delle migliaia di persone confuse su spalti antichi, io la stessi ammirando. Non poteva sapere che in fondo quella condizione che esprimeva con gesti delicatamente veloci io un poco la invidiavo. E non osava guardarmi lei, immemore della mia sconosciuta esistenza. Eppure io la ammiravo perso, lontano dal chiacchiericcio sordo che solo sfondo era ormai per me, sfondo piatto, orbo di prospettiva alcuna. E io la ammiravo quella falena, perché non sapeva in fondo che la luna alla quale aspirava altro non fosse che un banale proiettore, come mille altri ce ne saranno sulla terra. A lei non importava, e forse una lampada da qualche watt meglio può scaldare della luna lontana. A lei non importava, le bastava quel volteggio elegantemente frenetico, incurante del fatto che tra migliaia di persone una la stesse ammirando. E poi, poi la luna s'è spenta d'un tratto. E io quella falena l'ho persa di vista per tutta la sera, dimenticata fino a questo momento in cui le note dello stesso pianoforte delicate hanno ricominciato a sfiorare i sensi assopiti di uno che forse alla bellezza ha smesso di dedicare i minuti di un tempo, o che forse alla bellezza ha destinato confini diversi. Poco importa. Non ho capito più nulla, e non sapevo se a incantarmi fosse la bacchetta che trascinava attenti orchestrali come fossero marionette vive o la mano che stringeva la mia o quell'aereo che sorvolava il teatro antico. E da tutto traevo qualcosa, dagli orchestrali, dalla mano, dall'aereo, dalla falena dimenticata, dagli amici e da quelle pietre ammassate a gradoni. E poi è finito tutto sugli spalti, ma qualcosa rimane accesa ancora negli anfratti più rocciosi di quest'anima che una domenica qualsiasi ha ricominciato a scrivere innamorata di Lei e della vita nuova, di Lei e di tutte le vecchiaggini che mi porto dietro le spalle colme di momenti andati e ricordi da rivivere nottetempo. Domani di nuovo la scrivania amorevolmente condivisa, in una settimana che ha cominciato a strapparmi di dosso questa estate facendomi sognare la Suprema Corte e buttandomi tra le braccia di una sorta sbiadita di omicidio colposo. Aspetto ancora domani per ritrovare Lei e la mia scrivania, poter chiedere a un amico se vuole condividere i prossimi gradoni prospicienti il palco, aprire un altro fascicolo e scovarvi dentro gli indizi di un futuro che mi auguro prossimo. E intanto sempre io, diverso ogni giorno ma sempre io, a tornare tra queste righe col sorriso di chi non dimentica mai nulla. Ci risiamo, con settembre sulla soglia e milioni di nuove emozioni appena fuori quella porta che credo di aver trovato il coraggio di varcare.

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