martedì 30 gennaio 2007

Esisto ancora... datemi il tempo di lasciarmi alle spalle questo esame e potrò tornare a pensare...

domenica 28 gennaio 2007

E' un continuo andare avanti e tornare indietro pagina dopo pagina, è un continuo concentrarsi sulla prospettiva di volersi distrarre. E strappo alla giornata preziosi minuti da donare al riposo o alla riflessione fine a sè stessa, strappo qualche etto anche alla monotonia. Quasi mi piace questa condizione.

sabato 27 gennaio 2007

Mal di testa già dal mattino, mal di testa e voglia di andare avanti. Vorrei svegliarmi giovedi prossimo, ma sarebbe troppo comodo. Sono i giorni del sacrificio, e fanno bene più degli altri.

giovedì 25 gennaio 2007

Solo libri oggi, e questa sera non ci sono colleghi nè cibo messicano, niente passeggiate al fresco oggi. Riaffiora ogni tanto l'incubo della propria inadeguatezza, riaffiora a sfidare un immediato soffocamento. Non è inverno a Messina, ma neanche primavera. E certamente non è autunno. Sono vittima di questi contorni sfocati, di questa indeterminatezza. Ancora qualche giorno e tutto potrebbe tornare se non piacevole, quantomeno normale...

martedì 23 gennaio 2007

Stanco e debilitato, senza una prolunga di unovirgolacinquanta metri più lunga per poter mettere onlain il coloratissimo imac g3 e con i capelli troppo spettinati per uscire a comprarla. Il libro di fallimentare che mi guarda contrariato e la coperta impallata all'estremità del divano. Voglia di una laurea e di uno studio ove fare pratica sedici ore al giorno. Niente odore di caffè, e riscopro ogni giorno di non averne mai bevuto...

domenica 21 gennaio 2007

E' come il traballare di una fiamma adagiata sulla soglia di una finestra chiusa, a cogliere spifferi impercettibili l'amore. Ed è illuminare una stanza buia in una casa notturna immersa nello scuro degli spazi isolati. E quanto scalda una candela? Ricordo discussioni lontane sull'entropia, sul potenziale calorifero di un fiammifero acceso al polo nord nei confronti del caldo sahariano, ricordo quei "valori trascurabili" con cui ogni mia pretesa di sapore scientifico veniva cassata. Oggi non sono più discorsi lontani, oggi sono valori intrisi, oggi è tutto similmente dierso. E cosa può fare la fiamma di una candela adagiata sulla soglia di una finestra se non ricordare la precaria fallibilità dell'uomo, così instabile e incerto ma così capace di essere un riferimento nella notte. E siamo tutti candele sulla soglia: chi ama s'accende, vive, illumina, consuma e si spegne. Qualcuno poi preferisce restare spento nel freddo della notte, per morire giovane e conservato. Come la cera questa vita: mille consistenze, mille profumi, luce... e come la cera è bello evaporare nella notte, lasciando parte di sè a perdersi tra altri vapori tutti conosciuti, ricordando che l'amore non si tocca, solo si vive e si respira...

venerdì 19 gennaio 2007

L'estate più bella della mia vita è stata la prossima. Si può credere anche questo, un orizzonte sincretico e dozzine di pensieri. Dozzine, non centinaia, non migliaia... dozzine. E chi ha inventato la dozzina doveva certamente essere un genio: infrangere così rotonde certezze del solido e stabile sistema decimale, dar da mangiare ad una appendice storta, violare il senso della misura... Quanto abbiamo bisogno degli altri, delle nostre appendici, di ciò che avanza al nostro corpo eppure reclama esserne parte. Io ne sono certo, e ci penso dozzine di volte all'ora. Io ho bisogno di violare la mia misura e ricostruirla dal nulla, ritrovarla uguale, aggiungere mondando poco. Sento che questa potrebbe essere una giornata meravigliosa, sempre meno di domani e ancora meno di dopodomani. Così non dovesse essere mi riaggancio alla mia dozzina sporca, certo di poter tornare a crederci...


Sergio Cammariere, E mi troverai.

Le sento passeggiare nel cuore silenziose
come le rose le rime fioriscono in te

Mi son' detto un poeta non scrive soltanto per sè
c'è qualcosa che arriva di notte e poi spinge l'inchiostro
puoi trovare un senso nascosto
una porta che si apre al confine tra sogno e realtà

Ma il futuro è già in viaggio incurante del nostro rumore
orizzonti crollati negli occhi di chi guarderà
quella luna su quel mare lontano
dove i sogni ora attendono chi liberarli potrà

E mi troverai, se vorrai sai dove cercarmi
e mi troverai nell'azzurro al tramonto sui campi
e mi troverai dentro di te

E ho messo le parole ad asciugare al sole
come se il vento potesse portarle da te, ora che
comincia a farmi male la nostalgia che ho
per quello che ora rivivere non è possibile

e non dirmi poi che sarebbe lo stesso
c'è qualcosa di te che oramai è già parte di me

E mi troverai, se vorrai sai dove cercarmi
finchè un giorno poi capirai che le cose che cerchi
le hai lasciate qua dentro di me

Le sento passeggiare nel cuore silenziose
come le rose le rime fioriscono in te, ora che
ho messo le parole ad asciugare al sole
come se il vento potesse portarle da te

mercoledì 17 gennaio 2007

Mi sembra quasi di profanare questo mio intimo spazio scrivendo da un vecchio PC che monta win98, e le dita non scorrono fluide su questa tastiera così rigida e priva di sensibilità al tatto... ma sarà così almeno per una settimana: il mio adorato iBook è andato a fare un salutare check-up.
E mi perdo nel constatare la leggerezza di certe abitudini. Le rivaluto le mie povere abitudini, non riesco più a connotarvi un solo alone di negatività. E' così diversa questa luce, così spigolosi questi caratteri no-antialiasing... Rivalutate le vostre abitudini perchè hanno un senso, e sono forse il luogo ove troviamo riparo, ogni giorno, ogni istante, da quella realtà così fluida e mutabile che ogni giorno si trascina e ci trascina in ciò che non è noto.

martedì 16 gennaio 2007

Qualche problema di connessione mi costringe al semi-silenzio, proprio mentre fuggono due giorni particolarmante duri, per me e per la mia città, per i pensieri miei e per quelli di quanti mi stanno attorno... Spero di poter recuperare presto, di poter esprimere quanto mi trattiene in silenzio, spero di poter crescere ancora, per fortuna domani è dietro l'angolo...

domenica 14 gennaio 2007

Non dovremmo pentirci mai, non fosse altro che il pentimento è il sintomo più chiaro dei nostri errori. Fibre intrise di saggezza popolare allo stesso tempo ci spingono all'errore, considerato via efficace all'apprendimento. E allora la nostra forza sta nel pentirci dopo aver sbagliato, ed è un pentimento esclusivamente personale, diretto solo alla produzione di una eco personale e profonda. Ed è come uscire da una doccia fresca d'estate avere l'illusoria certezza di una fermezza a non ripetersi nell'errore. Intanto passano i giorni e sulla pelle la stessa freschezza e gli stessi ricordi tersi, la consapevolezza di essere cambiati, e di cambiare ogni giorno senza trascurare gli insegnamenti passati. Come una pagina scritta di inchiostro pesante, le pagine di ieri traspaiono come aloni sul foglio odierno...

giovedì 11 gennaio 2007

Così Heineken ha deciso che la birra Messina deve morire. E non bastano Ottant'anni di storia a impedire che la gloria di un nome, la gloria gastronomica di una città, scivolino giù per lo scarico di un lavandino immondo. E non basta osservare che lo stabilimento di Messina è produttivo, all'avanguardia, non basta. (il)Logiche di mercato.
E noi a riconoscerci nel caldo di agosto tutti figli della stessa città, con una Messina ghiacciata in mano, anche a stomaco vuoto, anche nel pomeriggio, anche diluita con la granita di limone. Noi a mandarla giù tra un arancino e mezzo chilo di focaccia. Noi a frequentare pub di lusso, acquistare sei euro di birra dal nome impronunciabile, gustarla perchè "c'ha i lieviti in sospensione", e affermare sempre con lo stesso candore "Minchia figghioli, con due euro avremmo potuto bere una Messina da sessantasei". Ma perchè, mi chiedo? E i lavoratori dello stabilimento allattati a birra? E l'orgoglio di un messinese? Non venitemi a dire che l'orgoglio di una persona non può dipendere da una birra, perchè la Messina non può essere solo una birra, la Messina è una speranza dissetante, è un crogiuolo di misteri, è la sintesi di un territorio meraviglioso, che sopporta la mafia come il caldo. Io non voglio raccontare a mio nipote che una volta esisteva la birra Messina, io voglio mettergliela in mano come prima birra che berrà, voglio che storca il naso dietro quell'amaro leggero che sprigiona sottili scie di anidride carbonica. Vorrò raccontare ai giovani, sottovoce, che si sussurra in giro che quella confezionata nel vuoto a rendere sia migliore, perchè quella confezionata nel vuoto a rendere "è fatta con l'acqua della Santissima".
Non abbiamo una vera classe dirigente, non abbiamo un territorio pulito, non abbiamo neanche le palle per sentirci messinesi. Ma abbiamo il mare, e la birra Messina. Dobbiamo perdere pure questa? Io dico NO. Ed è un NO minaccioso...

mercoledì 10 gennaio 2007

Mi accorgo, forse per la prima volta nella mia vita, di essere riuscito a dare un peso alla mia volontà. Nel vortice dei buoni propositi post-festivi, dopo diciotto anni impiegati a studiare, sono riuscito a forzare la mia voglia di evadere a placarsi fino al termine delle pagine programmate. E mi vedo impazzito nell'aprire il libro, mettere il mac in stop e studiare, fino all'ultima pagina prevista. Finite le distrazioni, finito tutto ciò che non è necessario. E con grande sorpresa scopro che, oltre a ritrovare molto più tempo libero di prima, mi relaziono meglio con i concetti, e sono più sereno. Forse ci sono arrivato troppo tardi, ma ne è valsa la pena. Nel tempo libero che recupero così, e che pare essere di qualità superiore rispetto a quello vissuto finora, torno alla mia vita, torno a me stesso.
E quella di ieri è stata una giornata eccezionale, quella attesa da ogni amante della mela, il Macworld Expo. Così, finite le mie pagine, mi sono sintonizzato su uno dei molti canali telematici che offrivano la cronaca testuale: immaginate una pagina che si aggiorna ogni sessanta secondi, ogni sessanta secondi una linea di testo che si aggiunge, che cerca di descriverti ciò che sta accadendo al Moscone Center di San Francisco. Steve Jobs ha deciso di andare per la sua strada ancora una volta, scelte coraggiosissime che hanno scontentato molti tra i suoi affezionati: Apple Computers Inc. è diventata semplicemente Apple Inc, e, soprattutto, è stato presentato l' iPhone. Dell'iPhone si parlava da anni, e pareva restare una chimera, poi l'annuncio di ieri e lo scetticismo immediato. Fin quando questo iPhone è apparso. Aveva ragione Steve: Apple ha reinventato il telefono. Ed in perfetto stile Apple mi importa poco se il mercato darà il suo assenso, a mio modestissimo avviso l'iPhone si candida ad essere comunque una delle poche creazioni a costituire punto di svolta nel corso di un secolo tecnologico, così come il Macintosh nel 1984 e l'iPod nel 2001. E mi importa anche poco se ieri nessuna delle macchine Apple è stata aggiornata, velocizzata, ridisegnata. A me basta questo, basta continuare a sognare che il progresso possa essere a misura d'uomo, basta continuare a credere che non tutti i dispositivi tecnologici debbano necessariamente essere appellati "diavolerie". E mi importa pure poco del fatto che non potrò permettermi un iPhone, già avverto il privilegio di possedere un sudato iBook, e di poterlo affiancare all'ultimo arrivato, un "vecchio" iMac G3, probabilmente il più bel regalo mai ricevuto... perchè solo le macchine invecchiano, invecchiano gli uomini, i sogni no. E perdonatemi l'orgoglio nell'affermare che su questa scrivania non ho due PC, io possiedo due Mac.

lunedì 8 gennaio 2007

E ritorno a parafrasare ostinato sull'amore, con tutta l'impotenza che affligge gli uomini che di quanto accade per quelle cinque lettere vogliono raccontare. E ancora una volta raggiungo l'ennesima conclusione: il valore di ciò che chiamiamo amore sta tutto nell'indefinibilità del termine. Tutti schiavi e tutti romanzieri: ne gioiamo e ne soffriamo, ma ciascuno di noi immagina e vive l'amore in termini diversi, e ciascuno di noi ha ragione, nessuno escluso. Per questo l'amore è amore, solo per questo. Non per ciò che comporta, non per ciò che regala, non per ciò che prende, non per ciò insegna... solo per l'innata propensione a manifestarsi spesso e ovunque, ma sempre sotto differenti spoglie. E' quasi ovunque, sempre diverso, ma sempre uguale, e uguale per tutti quanti lo invocano semplicemente per contemplarlo.
E credo sia vero anche questo: Le parole d'amore sono sempre la stesse... ma prendono il sapore delle labbra da cui escono.

domenica 7 gennaio 2007

Rotolati via questi giorni di finto riposo, svaniti tra i riti che vogliono vederci appendere un calendario nuovo, consumare gli avanzi e fingere lo stress del ritorno alle proprie occupazioni. Cominciano a cadere dai balconi stelle luminose e strade di lampadine, gli abeti fioriscono tra i cassonetti che mi sento quasi a Courmayeur, anche se è difficile aspettarsi la neve a 0,5 s.l.m.
E' la malinconia di tutti, ma non la mia. Torna a fiorire una rosa, e torno a sfogliarne i petali, torno ad assaporarne la fragranza, torno a soffiare dolcemente tra le foglie, torno a punzecchiarne le spine. La malinconia dei 7 gennaio oggi è tutta vostra, io, grazie al cielo, ho qualcosa da fare, e molto da vivere...

sabato 6 gennaio 2007

Non è vero che la goccia d'acqua scava la roccia. E' tutta una leggenda, una triste menzogna. La goccia d'acqua si infrange sulla roccia e si disperde, vaporizza il suo non essere. Ce ne vogliono milioni, milioni di milioni per intaccare la roccia. E invece dobbiamo creare il mito della goccia potente, della goccia onnipotente, tutto questo solo per partorire l'ennesima metafora umana, l'ennesima barzelletta che vuole l'uomo capace di tutto, l'uomo padrone della sua volontà. Non siamo capaci di intaccare nessuna roccia, non siamo capaci di volere nulla. E cos'è poi questa volontà, se non la copia rovesciata, il negativo del nostro essere impotenti e incapaci, cos'è la nostra volontà se non uno strumento in mano altrui, un coltello dalla parte della lama.
Mi faccio impressione, sono troppi giorni che non riesco ad essere ottimista, e se tutto questo mi preoccupa, almeno riscopro l'essenza di una mortalità precaria, di una tristezza profonda. E capisco che questo tipo di tristezza, lontano dalla malinconia, non sa essere produttivo. Almeno mi rimane la capacità di capire che tutto questo è male.

venerdì 5 gennaio 2007

E' strano, dopotutto, non avere l'impulso al sorriso...

mercoledì 3 gennaio 2007

Mi preme sottolineare la felice ricorrenza: nella giornata odierna, il Dott. Azzarà ci dona il piacere di festeggiare assieme a lui il suo ventitreesimo genetliaco! Cento di questi giorni! Le dedico pure una foto va...


Soddisfatto? :)
Credo di non essere dell'umore giusto per scrivere, e forse farei meglio a non farlo. Ma è tardi, mi accorgo di stare già scrivendo, e questa fienstra di testo si colora piano. Non conosciamo nulla, camminiamo per le strade e al nostro fianco scorrono decine, centinaia di portoni chiusi. Sappiamo che sono chiusi, eppure mai ci è venuto in mente di spingerli uno per uno, di provare se è vero che sono sigillati. Eppure affermiamo di accostare decine, centinaia di portoni chiusi, chiusi. Siamo vittime della nostra ignoranza, della nostra inesistente curiosità. Non pretendiamo conoscere cosa si nasconda dietro decine, centinaia di portoni potenzialmente solo accostati. Preferiamo nasconderci dietro una convenzionale credenza che vorrebbe un portone essere costruito per restare chiuso. Ed è la metafora della vita di chi non ha conforto: una porta chiusa e basta. Non è possibile aprire, aprirsi, scoprire cosa ci sia dietro quella barricata marrone. Convenzionalmente chiusi, chiusi e inviolabili, come se dietro ogni portone non esistesse un'altra realtà, un'altra verità. Li preferiamo chiusi tutti i portoni, sigillati, convenzionalmente certi che dietro non vi si possa nascondere nulla, che dietro non vi sia nulla. Finirà che andremo a morire assiderati, fuori da un portone che non è chiuso, ma solo accostato. Moriremo della nostra orgogliosa consuetudine...

lunedì 1 gennaio 2007

E il primo giorno sta passando, impuntato a spilli che oggi si chiamano buoni propositi. Buoni propositi in TV, sui giornali e in famiglia. Ma cosa sono in fondo i buoni propositi se non lo specchio di una volontà che non ci appartiene, diretta a fallirne sistematicamente il proprio obiettivo? E' per questo che di buoni propositi preferisco non averne, e non ne auguro a nessuno. Sarà sufficiente vivere alla giornata, sarà sufficiente vivere ancora un anno, giorno per giorno, del confronto con le persone speciali che riempiono ogni istante di quella che sarebbe altrimenti una vita mediocre. Il duemilasei appena salutato è stato in grado di confermare che è difficile essere soli quando si ha volontà di amare. E un simpatico calendario oggi recita 1 Gennaio, S. Maria Madre di Dio, giorno n. 1 dell'anno, già tra poche ore segnerà il giorno n. 2, e pian piano arriverà di nuovo al giorno n. 365, portando con se, foglietto dopo foglietto, i sorrisi, le ansie, le gioie di ogni giornata, gli esami di coscienza, gli errori... ciascuno di quei foglietti recherà impressa una parte di me, sempre rapportata e misurata al vostro essere che permea il mio. Cosa augurarvi allora, se non la fortuna di poter riempire ciascuno il proprio foglietto quotidiano, se non il coraggio di essere fieri di ogni giornata trascorsa, la volontà di chiudere gli occhi ogni sera soffocando una lacrima, non importa se di gioia o di dolore, perchè contano solo le emozioni, tutte, e tutte quelle che vi auguro. Saranno queste a costringerci alla vita, saranno queste ad insegnarci che in fondo non siamo noi a sopravvivere, ma loro a viverci. Noi siamo il nocciolo, la buccia è il nostro corpo, tutto il resto è un'emozione, e di cosa resteremmo sorpresi se allo sbucciare una mela vi trovassimo dietro un'inutile buccia null'altro che quattro inutili semi...?