giovedì 30 novembre 2006

Tornato... Giusto il tempo di raccogliere in maniera assolutamente disorganica due pensieri e tornerò a postare. Credo che la serata che mi attende sia quella giusta...

lunedì 27 novembre 2006

Lo zaino è pronto. Serata di partenza, eppure sembra una serata normale. Forse l'abitudine addolcisce i tratti delle emozioni che si ripetono, ma resta sempre il desiderio di annusare nuovamente i binari, di percepire affilato il freddo delle stazioni: quello ventoso di Messina Marittima e quello immobile, sottile e penetrante di Roma Termini. Cosa mi riservano questi ennesimi settecento chilometri, cosa vedrò di stupefacente ancora una volta? Come sempre un programma ben studiato: arrivo alle 6.11, discesa dal treno e corsetta fino all'edicola: due Biglietti Integrati Giornalieri e subito sulla metro A a verificare il percorso del giorno dopo. Poi spazio al romanticismo delle esplorazioni conoscitive: mi attendono Trastevere, Piazza di Spagna e Piazza Navona, le zone che fin'ora mi sono permesso di trascurare. Poi pellegrinaggio agli Apple center. Il resto è improvvisazione, perchè almeno per domani non esistono impegni istituzionali. E parto con i singhiozzi di ieri, armato di una felicità inedita, forte della mia ormai gemellare esistenza. Con questo vi saluto, certo di aver molto da raccontare al rientro, e certo di portare con me parte di tutti voi, senza i quali di certo non avrei il coraggio di muovere serenamente un passo, con me i vostri volti e le vostre parole, sognando come sempre di poter dividere con voi un giorno quegli ormai familiari settecento chilometri. Senza di voi non avrei probabilmente mai conosciuto Roma in questi termini, con questa leggerezza, con la libertà di questa leggerezza. Ormai sciolto dalle mie zavorre sono pronto a ricominciare ogni giorno, e per questo, ancora, "Grazie"...
Venio Capite Mundi...!

domenica 26 novembre 2006

Domenica mattina, come tante. Battenti dell'università chiusi e saracinesche dei negozi abbassate, silenzio per la strada. Non sono riuscito a concedermi qualche minuto di sonno in più e osservo il sole sorgere dal complesso edilizio di fronte. Mi sono ricordato di una foto scattata qualche giorno fa senza sapere perchè, e mi accorgo di quanto sia strana. La pubblico dunque ad esorcizzare ciò che, passato, è da demolire. E che sia di buon auspicio la purezza di una fiamma, quella fiamma che non osserva la regola dei due terzi, ascende leggera, quella fiamma che disinfetta e riscalda. Il sole è sorto, la linea che accarezzava la scrivania si infrange adesso sul display del fido iBook, forse è ora di colazione...
Gianna Nannini, L'abbandono

Balliamo in questa primavera
Non fermarti mai
Scivola ancora
Sciogliamo questa neve dura
Con un bene forte
Senza dirci una parola
Io vorrei portarti via
E vorrei non aspettare piu’
Ma tu non vuoi sorridermi
Sei solo hai freddo

E non ci sei ora che voglio te voce del mio silenzio
Vieni qui su di me lentamente lasciati andare a un bacio

Scaldiamo questa primavera
Con il fuoco che sei
Bruciami ancora
Io saprei dimenticare
Hai lasciato il mondo tra di noi
Ma tu non vuoi piu’ credermi
Sei al buio hai freddo

E non ci sei ora che voglio te voce del mio silenzio
Vieni qui su di me lentamente lasciati andare a un bacio

E scendo nel cuore come una lacrima
Cadendo in te finche’ vorrai
Anche se non ti abbandoni a me

Ora che voglio te voce del mio silenzio
Vieni qui su di me lentamente lasciati andare a un bacio.
Non ci sei ora che voglio te voce del mio silenzio
Vieni qui su di me lasciati andare a un bacio..

venerdì 24 novembre 2006

Arriva la sera ad annegare nel buio il blu dello Stretto di Messina, e con esso annegano le brutture di una giornata, i problemi di tutte le esistenze che su quello Stretto, magnifico, indescrivibile, si affacciano. Restano migliaia di luci, distinte, pulsanti, dei colori di ciascuno. Si può scorgerle e passarle in rassegna distrattamente, giusto per infrangere il filo dei pensieri che si mostrano pesanti. Ogni notte è un disfare la tela, ogni giorno ricominciare. Afflitto eppure sereno, sereno eppure in subbuglio. Il blu è annegato, meno di dodici ore e lo si potrà scorgere di nuovo, riaffiorare da innumerevoli scie d'argento...

mercoledì 22 novembre 2006

Un altro viaggio alle porte, esperienze pronte da scartare. Come andrà questa volta? Poco mi importa, come sempre. Intanto mi godo il frastuono del dopo esame, gli impegni che si accavallano e i numerosi mal di testa. Ritorno a osservare, e a scrutare i pensieri altrui. Delineo e sottoscrivo, progetto e assimilo. Questa sera a casa, a godere del sapore delle ultime sere, delle compagnie gradite e familiari. E lo zaino di nuovo lì, ai piedi del letto, pronto a raccogliere i suggerimenti del meteo dei prossimi giorni. Immagini e ricordi, poco da dire, molto da pensare...

martedì 21 novembre 2006

Brucia l'indifferenza di certi volti, e con essa bruciano i volti stessi, con essa bruciano spiacevoli ricordi e lasciano una scia di fumo e una coltre di cenere. Bruciano senza ustionare nulla fuori di essi, bruciano indifferenti nell'indifferenza. E ogni domanda va trattenuta in gola, ogni pensiero nascosto. E se un'indifferenza ottusa può cibarsi solo di indifferenza ottusa, che si cannibalizzi pure, forse non mi preme neanche osservarne le conseguenze...

domenica 19 novembre 2006

Non esisterebbe sport più abbordabile che attaccare la televisione di oggi e i suoi contenuti. Dal canto mio le concedo minuti con parsimonia e cerco di prendere tutto molto poco sul serio, e, soprattutto, ne parlo poco, molto poco. Una cosa però non riesco a tacere: caso vuole che negli ultimi due sabati mi sia trovato a fare distrattamente un po' di zapping prima di dedicarmi ad altro, e una cosa mi ha investito con tutta la sua crudeltà: il sabato sera su Canale 5 si specula, si fa spettacolo sulla sindrome di Down. Le mie obiezioni sono state tacciate di "bigottismo laico", in quanto a detta di qualcuno sarebbe mia intenzione confinare le persone che convivono con la sindrome. Nulla di più falso: ricordo tempo fa diverse trasmissioni, una delle quali mi pare trasmessa da Raitre, in cui diversi "ragazzi Down" avevano la possibilità di esprimersi, di poter mostrare al pubblico ignorante, me in prima fila, che la sindrome di Down non limita le capacità, non impedisce di scrivere in prosa e in versi, di studiare uno strumento musicale con buoni risultati, di prendere posizioni forti su temi importanti, di abbandonarsi anche ad una vocazione, di vivere, in tutto e per tutto, una vita "normale". Su Canale 5 i Down diventano un'attrazione buffonesca, con il loro sguardo "un po' così", con la loro spontaneità. Su Canale 5 la violenza è autorizzata, e un ragazzo viene costretto a ingurgitare il formaggio che solo alla vista gli provoca conati di vomito. Sono amareggiato più che sconvolto: nessuno si permetterebbe mai di costringere la DeFilippi o Costanzo a mangiare un cibo non gradito, se il torturato però è "un Down", tutto è consentito: lo si appella "bugiardo", "capriccioso", lo si costringe a mangiare un cibo assolutamente non gradito... e giù a ridere, a ridere di qualsiasi affermazione: un "sì" del "Down" suscita ilarità, una qualsiasi altra espressione fragorose risate. Quanto mi piacerebbe conoscere l'opinione di qualcuno che con la sindrome di Down fa i conti tutti i giorni sulla propria pelle. Le risate del pubblico invece solo ed esclusivamente un affare sporco, di cui sarebbe opportuno vergognarsi.

sabato 18 novembre 2006

Ho saputo pensarti questa sera, ho saputo ascoltarti anche nel silenzio distante. Ho saputo lodare le tue qualità e ho saputo benedire il tuo nome. Ho cercato di immaginarti, di sentire il tuo profumo, ascoltare la tua voce. Ho pensato a ciò che rappresenti, a ciò che prefiguri, ho pensato che potresti essere la vita, ma anche solo una lezione di vita. Ho pensato di aver allontanato da me i silenzi, ho pensato al ricolmare di sogni... e mentre immagino, mentre penso, mi accorgo di non immaginare e pensare, mi accorgo semplicemente di vivere, e di vivere davvero. Ed è vero, immaginare, pensare, sperare, credere... tutti palliativi della vita, tutti placebo. Perchè basta aprirli questi occhi per ritrovarti qui e smetterla di pensare e di credere. Basta aprire i miei occhi e ricordare spontaneamente come si sorride. Il coraggio non ti manca, e il coraggio sto imparando a capire. Imparo da tutto ciò che mi circonda e adesso a insegnare sei anche tu. Mi ritrovo ancora una volta preda di dolce malleabilità, perchè senza cambiare visibilmente il proprio stato, nessuno può affermare di aver imparato qualcosa, e senza aver imparato nulla, nessuno può ritrovarsi consapevole serena vittima di ciò che i saggi chiamano amore...

giovedì 16 novembre 2006

Certe notti ti consegnano il buonumore. Stelle nitide e numerose, appariscenti, stelle da toccare, da accarezzare, da respirare. E poi tanto calore, e riscoprirsi fortunati. Non voglio rubare nulla al pensiero epicureo, ma è innegabile: il benessere è sempre a portata di mano, è lì per il ricco come per il povero, per il colto come per l'ignorante, per il timido come per il coraggioso. E questa notte il benessere è tutto per me, intriso di una tenerezza che desidero vicina. Costruire capanne precarie, sostenere tetti con travi di braccia, confondere la propria esistenza fino a confondere il proprio corpo, confondere i propri pensieri fino a confondere le proprie voci, confondere le proprie emozioni fino a confondere il proprio respiro... e correre fino allo sfinimento, agitarsi fino a far crollare le braccia... questa oggi la mia felicità, stabile quanto aperta al turbamento. Vado avanti ancora una volta e continuo a sperare, continuo a credere che la felicità possa essere di tutti, e quindi anche mia. Non solo per una notte, non solo per qualche istante. Di felicità si può anche vivere.

mercoledì 15 novembre 2006

Più vecchio di un esame, soddisfatto di più esami... e l'inconveniente che ci ricorda la nostra piena fallibilità. Tutto regolare insomma. E ritrovo il piacere di certe serate, ritrovo l'attesa di altre, ritrovo ciò di cui la scrivania mi aveva privato per qualche giorno, torno da me stesso. E ora l'unico impegno è recuperare il tempo e le occasioni perse, riscoprire i sapori messi da parte per necessità. E di nuovo pensieri normali e attese consuete. Di nuovo calore, di nuovo io, di nuovo noi.

martedì 14 novembre 2006

Bello scoprirsi tutti sulla stessa barca, senza sapere quale, senza sapere come o perchè, ricevere coraggio e tentare di darne altrettanto, vivere non solo di sè stessi, assaporare i successi degli altri conditi con i propri. Bello scoprirsi tutti sulla stessa barca...

domenica 12 novembre 2006

Eccola che incombe anche questa volta, la vigilia, la soglia della notte agitata. Prima il sonno, sempre lo stesso, il sonno immemore. Poi sveglia spontanea alle tre, dieci secondi per realizzare che la mattina è quella angosciosamente attesa. Voci incrociate fino alle cinque e trenta, mezz'ora di oblio e poi barba, doccia, pantaloni, camicia, forse cravatta, giacca, scarpe e chiavi della macchina. E il pensiero che varcata la soglia di casa si cambia, e rincontrare quella soglia coinciderà con un diverso stato d'animo: euforia smorzata o rabbia. Sembra tutto già scritto, e sento che non vale la pena dare un'ultima occhiata alle pagine manoscritte, tuttavia farò finta di farlo. E poi, ancora una volta, dentro il copione... serena notte, a tutti.

sabato 11 novembre 2006

Mi appresto a vivere la notte semitranquilla, quella che precede la vigilia di un esame, e mi sento insolitamente tranquillo. Non so spiegarmi il perchè, come spesso non so spiegarmi un perchè su queste pagine, ma tant'è, e se per una volta i problemi non sembrano più gravi di quanto effettivamente siano sono tranquillo. Cominciano a fioccare i successi dei colleghi, ed è un ben cominciare per me che voglio sentirmi a metà dell'opera. Intanto un altro viaggio all'orizzonte, e il sapore del desiderio che mi spingerà ad affrontare l'ultima fetta sconosciuta della caput mundi in versione turistica. Torno alle pagine dell'esame, mi attendono. Pronto per un'altra prova, consapevole del fatto che una prova non superata vale due prove scavalcate, e anche se preferisco apprendere lentamente, sarà la realtà dei fatti a spingere o a trattenermi. Buona serata...

venerdì 10 novembre 2006

99 Posse, Sfumature

I giorni scorrono veloci
più di quanto potessi desiderare
le notti sono assai più brevi
di quanto potessi temere
mi mancano già questi luoghi
mi mancano già i vostri nomi
l’essenziale è invisibile agli occhi
il cuore invece no non può ingannarti
no no no no, no no!
I pensieri scorrono più veloci della luce
i miei occhi parlano con un’altra voce
i pensieri scorrono più veloci della luce
e i miei occhi........

Impercettibili sfumature
così difficili da dimenticare
così decise da trasformare
sorrisi in lacrime
Impercettibili sfumature
così decise da trasformare
cieli grigi in giornate di sole
il coraggio in mille paure

C’è il bianco, il nero e mille sfumature
di colori in mezzo e lì in mezzo siamo noi
coi nostri mondi in testa tutti ostili
e pericolosamente confinanti siamo noi
un po’ paladini della giustizia
un po’ pure briganti, siamo noi
spaccati e disuguali, siamo noi
frammenti di colore, sfumature
dentro a un quadro da finire
Siamo noi, che non ci vogliono lasciar stare
siamo noi, che non vogliamo lasciarli stare
siamo noi, appena visibili sfumature
in grado di cambiare il mondo
in grado di far incontrare
il cielo e il mare in un tramonto
Siamo noi, frammenti di un insieme
ancora tutto da stabilire
e che dipende da noi
capire l’importanza di ogni singolo colore
dipende da noi saperlo collocare bene
ancora da noi, capire il senso nuovo
che può dare all’insieme
che dobbiamo immaginare
Solo noi, solo noi, solo noi...


Attimi irripetibili
tutto finisce lo so
ma non voglio partire, no
ancora no, ancora no
ancora no, ancora no...

mercoledì 8 novembre 2006

Momenti di misera, finta autocommiserazione. Ascoltavo Radio24 nel primo pomeriggio: monografia su Lucio Battisti, e senza neanche pensarci, dopo una decina di minuti nei quali l'ascolto era passato in secondo piano, e restava spazio solo per pensieri che non sapevo neanche di ospitare, ho cominciato a farmi delle domande, si parlava di libertà, di cavalli... mi sono chiesto perchè non ho avuto il coraggio di provare gli studi e la strada del musicista, perchè? La risposta è sopravvenuta liscia come l'olio e tremendamente vera: "Ti manca il talento...". E poi ho continuato a pensare fino a scovare una tragica verità: ma il talento per studiare legge ce l'ho? Ho paura a darmi una risposta: ciò che faccio mi piace, e ancor più mi allettano prospettive temporalmente lontane: ma il talento ce l'ho? Il mio corso di studi dice di no. E mi ritrovo mediocre "musicista", mediocre scrittore e mediocre giurista. Continuavo a pensare, e un'arte me la sono ritrovata, perchè c'è una cosa che so vivere al cento per cento: la sofferenza. Io so soffrire, so come soffrire, so come si soffre. Non è commiserarsi questo, è donare efficacia dichiarativa a un dato di fatto. Il problema è che non si può vivere di sofferenza, almeno a me pare impossibile. E mi chiedo come possa io essere così felice, così soddisfatto dopo queste parole. Certo non è masochismo, è semplicemente la mia realtà. Il coraggio di abbracciare la musica non l'ho avuto, la letteratura invece mi ha proprio respinto, la legge al dire il vero mi affascina e riesco ancora a trattenerla... ma in realtà padroneggio solo momenti di breve interminabile sofferenza. E credo di esserne felice quanto soddisfatto...

martedì 7 novembre 2006

Io non so perchè è accaduto, e certamente non accadeva da tempo: una giornata impossibile si avvia alla fine, stanchezza che mi avvolge, diverse decine di pagine ancora da esaminare... eppure tutto a un tratto voglia di sorridere, e non so perchè. Sarà che si avvicina l'ennesimo mac a cui dò la caccia, sarà che tutto è diverso, sarà che percepisco molte persone al mio fianco pur senza alcun contatto, sarà che non so perchè, ma sorrido, e , se non sono pienamente felice, almeno so di essere pienamente sereno. E' densa questa condizione, non effimera.
E adesso di nuovo ad inseguire pagine, a cercare con lo sguardo l'argomento successivo sollevando un lembo del foglio, a contare e ricontare quanto manchi, ad accarezzare incessantemente il dorso, osservando magicamente che pagina dopo pagina il pollice destro ha meno da accarezzare, e il palmo sinistro abbraccia tutto meno comodamente... serena notte...

lunedì 6 novembre 2006

Cosa chiedere a giornate come questa, iniziata tra le pagine di un libro e morta lì, come si può schiacciare una mosca chiudendo di scatto il dorso... Poco forse, ma mai nulla. Tra vertebre che si lamentano e schiena curva mi sono tornati in mente dei versi di Majakovskij, li pubblico, senza sapere perchè, sperando che siano capaci di procurarsi un senso, di penetrare nell'esistenza mia e di chi legge... ma voi potreste?


Ma voi potreste?

A un tratto impiastricciai la mappa dei giorni prosaici,
dopo aver schizzato tinta da un bicchiere,
e mostrai su un piatto di gelatina
gli zigomi sghembi dell'oceano.
Sulla squama d'un pesce di latta
lessi gli appelli di nuove labbra.
Ma voi
potreste
eseguire un notturno
su un flauto di grondaie?

sabato 4 novembre 2006

Non voglio togliermi nessun sassolino dalla scarpa con questo post, non voglio giudicare nè rimproverare nessuno, sia chiaro. Semmai sto qui ad evidenziare uno dei miei numerosi limiti. E oggi non parlo di una pugnalata alle spalle, per quanto l'avessi inizialmente avvertita in questi termini, piuttosto racconto di un proiettile vagante che mi ha raggiunto, perchè è certo che non vi era nessuna volontarietà in quell'atto intriso di dolore. E già lo ricordo come un evento passato, che mi segna come mi segnano tutti gli istanti degni di nota di una vita. Basta poco a stendere una tenda grigia su un volto, basta poco a indirizzare uno sguardo al suolo e a trattenerlo lì per un intero pomeriggio, e quel poco ora mi costringe con gli occhi sulla tastiera e non sul monitor come accadeva da qualche tempo. Perchè è con poco che si scatenano microcatastrofi, perchè ogni "poco" ha un suo peso: basta un granello di polvere in una camera sterile per rendere inservibile un'intera linea di processori, come basta la vibrazione generata da un passo allo stesso scopo, basta un grano di sabbia per devastare ingranaggi precisi, basta una monetina sul binario a far deragliare un treno ad alta velocità, basta nulla a tutto. Ma non è il rancore che anima queste parole, non è la rabbia a trascinare queste dita, è una forza diversa, quella che mi ha costretto a non imprecare mai a caldo nella mia vita, quella che fa sopportare quasi ogni cosa, preda forse di un ottimismo incalcolabile, o forse, e spero di no, della mia incapacità di reagire al male, quella incapacità che fa preferire una sofferenza sicura e continua a una codizione sconosciuta. Sono qui adesso, a rilanciare la mia linea di processori, a ripulire gli ingranaggi nascondendone le schegge con un pennellino intinto nell'olio, a riportare sui suoi binari questo treno. Perchè nulla si ferma in eterno, nulla mi ferma in eterno, e non so da dove venga questa forza, non lo voglio sapere, spero solo di averla sempre. Si è capaci di tante cose, ma bisogna amare. Ed è in questi momenti che mi accorgo di aver amato ogni giorno della mia vita. E non mi sembra una fregatura, nonostante tutto...

giovedì 2 novembre 2006


Due ore di studio diverse, un tavolino quasi leopardiano, non fosse stato di plastica. Orizzonte e tranquillità, niente siepe, solo un muretto. E poco coraggio per naufragare dolcemente...
Novembre secondo Guccini, da "Canzone dei dodici mesi"

Cala Novembre e le inquietanti nebbie gravi coprono gli orti,
lungo i giardini consacrati al pianto si festeggiano i morti, si festeggiano i morti...
Cade la pioggia ed il tuo viso bagna di gocce di rugiada
te pure, un giorno, cambierà la sorte in fango della strada, in fango della strada...

mercoledì 1 novembre 2006

Da tanto non capitava: a letto con l'iBook sotto le dita, e voglia di riflettere. Non è abbastanza neanche il silenzio e decido che un po' di musica, a volume quasi trascurabile, può fingere di stare qui con me, di farmi compagnia. Percepisco un cambiamento: ho sempre avuto paura del futuro, ultimamente ho sempre più paura del passato, e il futuro diventa solo un'appendice incapace di distanziare il presente di più di ventiquattro ore. Va bene così, non è tempo di raccolta e non ho da correre, posso permettermi di osservare, di respirare solo per il gusto di percepire nuovi profumi, e va bene così, bene così. Ho paura di affermare la mia nuova felicità, ed è quanto di più codardo io possa immaginare, ma tant'è. Se avessi sete, se non bevessi da una settimana, saprei come vivere un bicchiere d'acqua, come vivere ogni singola goccia. Ma sono condannato all'abbondanza, nella fortuna sfortunato.
Buonanotte...