La polemica si fa sugli ascolti, e io vorrei essere per un anno il direttore artistico di questa così sciupata manifestazione. A me della polemica interessa poco, e poco interessa pure degli ascolti, perché io ho la ricetta per rendere sopportabile pure Sanremo: YouTube. In mezz'ora ho ascoltato tutto quanto potesse interessarmi e, devo ammettere, mi è sembrata una buona edizione quella di quest'anno, ove per "buona" deve intendersi la possibilità di ascoltare tre o quattro pezzi decenti. Tanto
buona da costringermi, ieri sera, all'ascolto semi-integrale della manifestazione canora, ove per "semi" deve intendersi che certi pezzi, dopo i primi sei o sette secondi mi costringevano a volgere il pollice del comando remoto altrove. La prima delusione è affiorata alla vista della giuria
di qualità, soprattutto quando ha cominciato a palesare le proprie valutazioni. Fede per fortuna ha aperto la bocca con parsimonia, ma quando l'ha fatto non si è certo risparmiato nella profusione di parziali idiozie, ove per "parziali" deve intendersi il termine che in linea teorica dovrebbe mettermi al riparo da una astrattamente possibile querela. Se però la giuria in studio (non ce la faccio a definirla "di qualità"), salvo elogi nostalgici del passato cutugnano e littletoniano e intraprendenti slanci di generosità nei confronti di Tatangelo (che almeno un po' di fischi se li è presa al ritiro del premio) e Moro, ha in linea di massima espresso un giudizio condivisibile, ove per "condivisibile" deve intendersi non scandaloso, è stata la giuria demoscopica, unita ai televotanti casalinghi, a rendere bene l'idea delle condizioni del nostro (per dignità e amor patrio lascio gli aggettivi sulla tastiera) Paese e a farmi ricredere definitivamente sulle possibilità, che prima di ieri sera ritenevo quasi nulle, in capo a Berlusconi, di tornare al potere. E così mi tocca vedere Sergio Cammariere schiacciato da Meneguzzi, Finley e Cutugno, che ci vuole pure un certo sprezzo del pudore per riportare certe notizie. Bennato si accaparra il decimo posto, sovrastato da Little Tony (che almeno non correremo il rischio di vederlo al prossimo Sanremo, pare che si sia ritirato. E comunque faceva un po' di tenerezza, e il nono posto non lo demerita) e nientepopodimeno che Gianluca Grignani. Tricarico non compare in classifica, ma almeno può consolarsi con il premio della critica. Sebbene non fosse il mio pezzo preferito, quello di Tricarico, Vita tranquilla, è stato l'unico a commuovermi quantomeno per la spontaneità e sincerità dell'interpretazione. Meritavano di più L'Aura e il conterraneo (mio) Venuti. Scandalosa l'esclusione di Max Gazzè, che presentava uno dei più bei pezzi d'amore sentiti negli ultimi anni, mi premurerò di acquistare l'album nonappena farà capolino su iTunes music store. Stupido e inutile il pezzo di Tiromancino (e mi spiace). Non mi è piaciuto il pezzo di Frankie Hi Nrg, banale e soprattutto accostato palesemente alla copertina di
Storia di un impiegato di De Andrè, copertina che tra le altre cose Pippo Baudo (direttore artistico) non ha riconosciuto.
Ma chi l'ha vinto in verità questo festival? Ah, quelli come i Jalisse.