venerdì 29 febbraio 2008

Decisamente solo qualche appunto.

Capita, come capitano le cose. E le cose che ogni tanto mi capitano, capitano sparse, veloci, improvvise e inafferrabili. Così è ora di segnare le cose.
Cosa numero uno: cinque minuti fa credo di essermi profondamente innamorato della musica di Max Gazzè, e così, visto che i soldi certo non abbondano, chiedo se qualcuno di voi saprebbe indicarmi l'album dal quale valga la pena iniziare.
Cosa numero due: avevo promesso che avrei presto scritto di Lui, il valoroso soldato dell'autonomia, ma forse non ho tempo da perdere in questi giorni, e inoltre mi attende una campagna elettorale intensissima. Ce ne sarà il tempo, lascio che le miserie si commentino da sole. Peccato però, avevo preparato un piccolo archivio degli strafalcioni dell'autonomia (quella del cervello dalla bocca).
Cosa numero tre: vorrei avere la palla di vetro, ma rischierei di far male ai passanti nel momento in cui decidessi di gettarla dalla finestra. Perché tanto fingo di non aver paura di cosa possa accadere domani.
Cosa numero quattro: Se si reputa speciale una cosa, una storia o una situazione, il modus reputandi deve diventare speciale anch'esso, altrimenti si rischia di banalizzare la specialità.
Cosa numero cinque: la cosa numero cinque è anche la dedica numero uno, diretta soprattutto a quanti non vivono la mia terra. Taberna Mylaensis, La Sicilia addivintò putenti.
Cosa numero sei: Il mio newsreader riceve in pasto ogni settimana uno o due blog nuovi che ho intenzione di seguire, tutto questo grazie al meraviglioso incedere, soffermarsi e segnalare di quanti frequentano la realtà veramente reale che umilmente, ogni blogger (lo fondiamo un corrispettivo italiano di blogger per cortesia?) contribuisce a edificare.
Cosa numero sette: è la cosa che contiene tutte quelle cose che capitano, e in quanto capitate e non capitanti sono svanite tra un momento e un altro, tra una pagina e un'altra, tra un pensiero e un altro.
Cosa numero otto: ho dedicato il tempo che avrei dovuto consegnare al riposo a questo post. Devo andare...

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martedì 26 febbraio 2008

Quei ricordi di un futuro che non c'è più stato.

Ci vuole tempo, a volte, per digerire giornate piacevolmente complesse, struggenti (eppure avrei scritto struggevoli, ma Devoto-Oli non lo contempla) quanto delicate e silenziose di un fragore quasi inedito. Tutto questo per dire semplicemente che la domenica appena trascorsa ha lasciato un sapore sofisticato ma scomponibile, su questo palato provato da decine di essenze. Domenica, l'ennesima prima volta ha segnato quella che sarebbe stata semplicemente una ennesima meravigliosa giornata di sole. Di quel sole che comincia a segnare il cielo di questa Messina tersa e frizzante. Domenica per la prima volta, illuminato dalla preziosa presenza del Dottore(tm), ho visitato uno di quei luoghi che si usa chiamare mercatini delle pulci o qualcosa del genere. E tra montagne di miserabili inutilità scorgevo perle disseminate senza ordine preciso, casuali come le sorprese di una vita. Tra gli scarti ammuffiti delle librerie, pregiati volumi memori di un paio di secoli di vita da scaffale. Tra inutili e privi di valore sigilli plumbei, medaglie e monete. Ho lasciato quel parcheggio con una cartolina che qualcuno, mezzo secolo fa, avrà dotato di qualche goccia di profumo intriso di amorosi sensi, quattro tessere di partito (P.C.I. '84-'87 per i curiosi), e una tessera F.I.G.C. dei collettivi femministi. Ma non è tanto quello che ho potuto portare in tasca che mi ha segnato, quanto due frammenti di dolore, miseria principe tra le miserie: una targa donata un sanvalentino di qualche anno fa da un Ciccino qualunque a Ciccina per una giornata tanto speciale da meritare questa gogna tormentata, e una tela bianca, graffitata con un pennarello nero da un giovane innamorato che desiderava un marmocchietto uguale uguale alla sua dolce metà. Oggetti per feticisti o corpo di una vendetta crudele?
Poi la metà dolce e gustosa della giornata, il pranzo perfetto, il viaggio di poche parole e tanti pensieri, la stanchezza di una giornata importante.
E ieri si è replicato sul piccante di nduja, e domani l'ultima laurea. I giorni passano, il problema è che diventano mesi, e poi anni...

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sabato 23 febbraio 2008

E così mi disse.

Signor Briguglio, mi parli della discordanza tra morale e politica riguardo alla pace perpetua. E io occhei, ho raccolto tutte le energie rimaste a soffocare tra un neurone e l'altro e ho cominciato a parlare, e ho detto pure cose sensate per i primi quarantacinque secondi. Ma lei no, voleva parare altrove, voleva fare presto. Fu così che mi interruppe. E fu così che cominciai, quella mattina di febbraio, a sparare cazzate. Ma non cazzatelle così, superficiali e campate in aria. Cazzate ben confezionate e curate, da sembrare inevitabilmente e inequivocabilmente cazzate. Puntando un po' sui residui di intelligenza che ancora gratto dal fondo del barile, e soprattutto sulla compassione, sentimento che ancora oggi è ospitato dai cuori dei giusti, porto a termine la mia missione passando attraverso una specie di domanda che ancora non ho capito e, infine, approdando a Hobbes e la Jurisprudence. Peccato che, essendo mediamente preparato sulla Jurisprudence, mi sia ovviamente soffermato solo su Hobbes, fantasticando dell'omominilupus e di altre cose che non credevo neanche di sapere, tralasciando l'Utilitarismo Benthamiano, Austin, i Neorealisti Statunitensi e infine nientepopodimenoche Hart e la Jurisprudence Analitica (da non confondere, ovvio, con l'Analitical Jurisprudence che è decisamente un'altra cosa).
Adesso meno uno, poi potrò finalmente dedicarmi al favoloso mondo del concorso esterno nel reato associativo (che, vi anticipo lo scoop, non esiste. E chiaramente solo un genio poteva scegliere di sacrificare la sua tesi a un quid che non esiste).
Come potrei però trascurare i veri artefici (con l'accento sulla e) di questo ennesimo gloriosissimo successo? E' sempre la stessa storia, io ci metto il mio, marcisco tra divano e scrivania, mi siedo davanti alla cattedra e comincio a balbettare. Dietro tutto questo però c'è una struttura di un certo livello, mica noccioline. Ci siete voi dietro tutto questo, chi più chi meno, chi con i pensieri, chi con le parole, chi con i sms, chi con le mail, chi con altre particolari manifestazioni. E allora non so in quanti frammenti andrà divisa la mia pergamena di laurea, ciò che conta è che la mia felicità sarà in misura inversamente proporzionale alla misura dei pezzi. Spero di essere capace di darvi la possibilità di farne polvere.
Aspettatevi in questi giorni un dettagliato post sull'unico, originale e inimitabile soldato dell'autonomia, l'Onorevolissimo Cateno De Luca.
P.S. Non ho preso trenta.
P.P.S. Non ho preso neanche ventotto.
P.P.P.S. Beh, neanche ventisei.

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lunedì 18 febbraio 2008

Comunicazione di servizio.

Continua la lenta e inesorabile riorganizzazione di questo spazio. Ho aggiornato il mio profilo, che adesso risulta un tantino più intelligibile (sì, ho controllato sul DeMauro, tranquilli, si può dire). Ho diviso la barra laterale dei link in tre sezioni: quella degli strumenti utili alla fruizione del mio modestissimo spazio (mail, feed, download ecc), e ho separato i siti dai blog. In quest'ultimo caso ho intitolato la sezione "amici da leggere", anche se alcuni dei fortunati linkati credo neanche siano al corrente della mia esistenza, diciamo che si tratta di amici in senso lato, nessuno si senta offeso dall'appellativo. 
Sono inoltre necessarie delle scuse: durante l'ultima revisione mi sono accorto che parecchi dei blog segnalati in passato non erano più presenti, non chiedetemi il motivo. Ho provveduto a reinserire i collegamenti. Ancora scuse a quanti hanno visto il loro nome tecnologicamente depennato, non è stata colpa mia!
Nella sezione strumenti, oltre al feed dei post, ho inserito anche il feed dei commenti, che ho scoperto essere una funzione seminascosta in blogger: anche se questa possibilità non è segnalata da nessuna parte, ogni utente blogger in effetti possiede il proprio feed commenti. Non è necessario attivare nulla, basta costruirlo seguendo questo esempio: http://nomedeltuoblog.blogspot.com/feeds/comments/full.
Per il momento mi sembra possa bastare, buona lettura!

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domenica 17 febbraio 2008

Di morte e di altre sciocchezze*.

"Quando ero più giovane", mi avvicinai al mondo di Usenet seguendo il gruppo it.arti.musica.strumenti.chitarra. Come ogni niubbo che si rispetti, ho partecipato per molto tempo solo da osservatore alle discussioni, e anche dopo mi limitavo all'essenziale in ossequio alla mia scarsa preparazione in materia. Il gruppo era molto attivo, uno tra i più attivi in Italia, e la comunità che vi si era creata attorno valicava i confini della virtualità. Era un piacere leggere e lasciarsi andare anche ai numerosi OT che pullulavano tra una discussione e l'altra. Un personaggio del gruppo, Glen, era riuscito a conquistarsi la stima di tutti, e per questo non poteva che essere considerato il punto di riferimento dell'intera comunità, il "RE Maggiore". Col passare degli anni (un paio) la mia frequentazione su IAMSC cominciò, per varie ragioni, ad affievolirsi. Tuttavia, quando il tempo a disposizione era tanto, tornavo a leggere qualcosa, a riassaporare l'atmosfera frizzante che avevo dovuto mettere da parte. Anche Glen negli ultimi anni, raggiunto un discreto successo anche fuori dalle mura di Usenet, partecipava con parsimonia alle discussioni. Una mattina come tante, data un'occhiata a it.comp.macintosh, il gruppo che oggi seguo con maggiore assiduità, decido, invece di cancellare tutto il resto come al solito, quando il tempo è tiranno, di fare una capatina di là. Scopro che Glen è in ospedale per accertamenti, e a cascata leggo le decine di messaggi di incoraggiamento. Qualche giorno dopo è lo stesso Glen a salutare e ringraziare di persona tutti, dichiarando, con la solita ironia, di non stare proprio al massimo. Non avrei immaginato di trovare un paio di giorni dopo un post che annunciasse la sua morte. Così purtroppo è stato. E mi chiedo da dove giunga tutta questa commozione, per una persona con la quale non avevo mai scambiato una parola, che non avevo mai incontrato di persona, neppure di sfuggita. Il dolore ha toccato tutti quanti avevano avuto la possibilità, anche una volta sola, di imbattersi nel suo nick tra una discussione e un'altra. E adesso che sono senza parole, volevo solo ricordarlo anche io, modestamente, da persona che lo conosceva senza essere conosciuta, e che non ha più il coraggio di mettere piede su IAMSC.
Glen, Michele Annichiarico, se n'è andato portando con sé una chitarra. La sua memoria vive su Usenet.
*semi citazione.

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venerdì 15 febbraio 2008

Io, Vale, San Valentino, cose che non vi riguardano e l'iPhone.

Strutturo e destrutturo piani concettuali, impalcature generose di realtà incrollabili, spiriti pragmatici. E poi mi sciolgo come un idiota, davanti ai piccoli segnali di un presente meraviglioso nonostante tutto. Che San Valentino ieri. Il meno consumista, il meno scontato, il meno prevedibile e affollato. Tutto il contrario del San Valentino televisivo che ci propinano ogni anno. E il piacere di scoprire che si può essere felici, di riscoprire che è dalle piccole cose che si traggono i miracoli più grandi. Non vi racconterò nulla del mio vissuto di ieri, anche perché dubito di essere in grado di suscitare il vostro interesse narrando le solo apparenti mielosità di una giornata assolutamente speciale come tutte le giornate che mi impegno a vivere. Non posso però tacere due particolari gustosi e indimenticabili che non mancheranno di scatenare le invidie di tutti voi, cari appassionati lettori. E giusto per farvi vedere quanto sono fortunato unisco a poche parole due immagini significative:
La prima rappresenta un favoloso dolce a tema, interamente affogato in una gustosissima glassa al cioccolato fondente. All'interno altro cioccolato e Cointreau. Inutile cercare di raccontarvi il sapore.
E' però la seconda foto ad assumere un alone di solennità. Con un effetto sorpresa che stenderebbe ogni Apple addicted sulla faccia della terra, uno dei pacchetti amorevolmente consegnatimi da Vale conteneva Lui, il supremo oggetto del desiderio di quanti si nutrono di tecnologia, il più desiderato, il più discusso, Lui... (rullo di tamburi per sei minuti...) l'iPhone (sei minuti di silenzio percosso e attonito).
Come potete osservare, si tratta della prima versione del firmware, manca una fila di icone. Ora il lavoro duro sarà sbloccare l'apparecchio. Non ci sono riuscito in giornata e quindi non posso ancora utilizzare le funzioni telefoniche dell'iPhone. Non ci crederete ma al tatto sembra addirittura morbido, e il touch screen non è poi così scorrevole. Non mi aspettavo invece di riuscire a non lasciare ditate sul dispositivo. Eccezionale la durata della batteria: l'iPhone è acceso da più di ventiquattro ore e non compare nessun avviso di batteria scarica, vediamo quanto resiste. Non spargete troppo la voce, in quanto l'importazione e l'utilizzo dell'iPhone in Italia quantomeno costituisce violazione contrattuale e non vorrei far passare guai alla povera Vale.

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martedì 12 febbraio 2008

Re adiM.

Proprio così, un Re Mida al contrario. Tutto ciò che tocco, se non diventa merda, quantomeno si sbriciola. E lo dissi ieri al dottore, che subito mise al riparo i propri mascolini attributi. Mi costringo dunque a prenderla con filosofia, e grazie al cielo sono molte le mani alle quali posso chiedere di sfamarmi. Io intanto mi esprimo nell'arte di liberare la vescica senza l'ausilio delle estremità superiori.

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sabato 9 febbraio 2008

Scienza della scarsità o ammiccamenti al compagno Stachanov?

Ho consumato mezza Pilot V5 in trentasei ore riposo e pasti compresi. Cercate di capirmi.

martedì 5 febbraio 2008

Dimenticavo che fosse inverno.

E lo dimenticavo perché quando ci sono venti gradi da venti giorni fai fatica a ricordare quel coso umido, terso e bianchiccio che chiamano inverno. Poi stamane le nuvole. E fino alle sei e quarantacinque più o meno era buio. Non so perché ma questo spettacolo atmosferico così lontano dalla sicilianità sanguigna che pervade ogni angolo del mio acido desossiribonucleico ha riportato alla mente stanca l'ultima pubblicità del dado (quello da cucina) che, cazzo, per esaltare il sapore delle verdure ci vuole il dado, e per esaltare il sapore della carne ci vuole il dado, per esaltare il sapore del pesce ancora dado. Ma non ha più sapore 'sta vita, che dobbiamo imbrattare tutto di dado? A me il dado ha sempre fatto impressione, anzi, non sempre, ma da quando una mia compagnetta delle elementari mi disse: io oggi mangio la pastina col dado. Ancora mi vengono i brividi. E dire che non sono uno che disprezza le sofistificazioni, dire che io sono quello dei biscotti col formaggio e dell'arancino freddo di frigo, del bianco e nero congelato e del tramezzino a tre piani. Però il dado no. Ma se in padella io butto peperoni, melanzane e patate a danzare allegre su un filo di olio extravergine di oliva, perchè dovrei esaltare qualcosa col dado? Che tra le altre cose 'sto dado pare essere per l'ottanta percento sale e per il quindici percento glutammato monosodico E621 (che è sale chiamato in un'altra maniera) oltre a grassi non meglio specificati e conservanti Q.B. Ma perchè, mi chiedo, il dado? Perché ungere le nostre belle pietanze con questo concentrato di tristezza? Se le verdure non hanno gusto sarebbe il caso di cambiare ortolano forse. Se invece siamo noi ad aver perso la capacità di gustare, beh... povera vita.
P.S. Tranquilli, in questo momento di nuovo diciannove gradi centigradi. E un po' di vento.

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domenica 3 febbraio 2008

Trasumanar e organizzar.

Poco il tempo a disposizione per tutto ciò che non è accademia e poco pure il tempo per passare di qui, a riposare. Due atti però sono dovuti:

A) Fabrizio Venerandi, L'amore è un cavolfiore.
Ho letto questo fenomenale volumetto tutto d'un fiato, durante una fila selvaggia per accaparrarmi un numerino utile all'Agenzia delle Entrate. E l'ho letto sapendo già di poter godere appieno di qualche istante di intenso piacere letterario. Ho conosciuto l'autore nel corso della sua collaborazione (finita, purtroppo) col mensile Macworld Italia. Il volume, edito da Coniglio Editore, di sessantacinque pagine per cinque euro, è una piccola raccolta di racconti appartenenti alla fortunata serie Io e Cecilia. Potete farvi un'idea cercando altri racconti della stessa serie sul sito dell'autore, alla voce scriptabilia. L'acquisto è caldamente consigliato, i cinque euro del prezzo di copertina sono giustificati dalla lettura del solo io cecilia niccolò mia nonna e robot. Potreste non pentirvene...

B) Fuggire allo stress da procedura civile, vuol dire ogni tanto concedersi una pausa similzen che possa sembrare utile a riorganizzare le mille scatole di una mente e le poche righe di un blog. Così, pian piano, cerco di mettere ordine sulla barra di destra. Ancora tutto in alto mare, il processo sarà lungo, ma nella lenta frenesia dei lavori in corso non posso che segnalarvi l'ultimo ingresso: Fabio Orlando (no, non l'omonimo che mi dicono sia nella casa del Grande Fratello), ma un collega, compagno e poeta. Buona lettura.

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