mercoledì 28 novembre 2007

Sottile la linea che separa la vita dallo scritto, impercettibile il confine tra vissuto e fantasia, impalpabile il limite tra ricordo e immaginario parto della mente che si traduce in parola da immortalare.
Scrivere è il viaggiare dei fantasiosi, la meta inevitabile dello stato d'animo di ogni sera, il percorso imprevedibile di ogni concetto che attende di essere liberato.
Scrivere è il sollievo di ogni travaglio, l'accento che rende immuni alla gravità, il crepitìo come di seta che si lascia scivolare.
Scrivere è ritrovarsi nell'ultimo istante meritevole di menzione, accedere a universi sempre inediti, saltare da fango a nuvola, da nuvola a fango.
Dignità di ogni scarabocchio è la scrittura, maestosa soluzione di ogni fioritura, sublime compimento di ogni solco tracciato su campi di carta.
Il piacere di chi si abbandona alle parole da colorare è il piacere di scoprire che è tutto un lasciarsi portare.

Questo il testo che avevo scritto per il concorso www.ilpiaceredellascrittura.it, Qualcuno più capace di me si è portato a casa il premio, altri sono stati segnalati. Poichè il concorso dura ancora altre due settimane tutti i lettori di questo blog sono ancora in tempo per partecipare...

domenica 25 novembre 2007

Beati i poveri? Certamente non a Cittadella. L'ordinanza del primo cittadino del comune padovano può collocarsi tra quelle iniziative così assurde da poter essere definite allo stesso tempo comiche e terroristiche. In pratica se domani io volessi diventare cittadino della ridente località, dovrei dimostrare di avere un reddito superiore ai 5000 euro. Ricordo il caro Professor Silvestri, Giudice Costituzionale già docente di Diritto Costituzionale presso la mia università, nella sua magistrale lezione sui doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale sanciti dall'articolo 2 della nostra splendida Costituzione, e lo immagino con le mani ai capelli all'ascolto della notizia che mi vergogno quasi di commentare in questo momento.
Effettivamente l'emergenza sbandati a Cittadella deve essere un problema serio: in una città di ventimila abitanti per duemilacinquecento imprese, in una delle città più ricche d'Italia, questi poveri merdosi straccioni sbandati certamente si notano con maggiore evidenza, offendono la dignità dei ricchi evasori fiscali che per delinquere mantengono il colletto bianco e inamidato. E forse sto anche generalizzando, ma un cittadellino (ese? boh) che abbia affermato di essere contrario all'ordinanza scempio io non l'ho trovato tra le pagine di alcun TG, quindi non credo di fare casini se per una volta raccolgo l'erba tutta in un fascio.
Dal povero Sud mi sento quasi fortunato nel poter essere forte di un migliaio abbondante di chilometri da quel luogo disumano e incivile. E sono pure felice di avere qualche centinaio di migliaia di concittadini che di raccolta differenziata non ne capisce un cazzo, ma che un giorno, dovessi trovarmi con meno di cinquemila euro annui un piatto di pasta alla norma sarebbe pronto ad offrirmelo. 
Tutti a offrire solidarietà al sindaco tanto turpe da offendere l'intero regno animale, tutti ad appuntare un fiocco a lutto sulla fascia tricolore, tutti ad aggiungere turpitudine a turpitudine. Gente ignorante, gente che poggia il culo sulle poltrone dello Stato senza aver mai sfiorato la Costituzione, pronta ad offendere principi condivisi e sudati sangue.
Rimpiango il buon vecchio Bossi che predicava secessione quando ce l'aveva ancora duro.
Un suggerimento al sindaco privo di senno: ma un inceneritore per ripulire il suo comune da questi cancri sociali? Potrebbe mettere un poliziotto municipale alle porte del ricco borghetto medievale a controllare i 740 di quanti volessero entrare: se la dichiarazione supera i cinquemila tutto ok, prego si accomodi. Nella ipotesi opposta si andrebbe alla fase successiva: si assolda un vero esperto che sappia con fiuto da segugio provetto discernere i luridi e fetidi morti di fame poveracci dall'evasore che dichiara meno di cinquemila per necessità, per non regalare a uno Stato ladrone il frutto del suo costoso sudore, inviare i primi all'inceneritore, i secondi al Municipio per il conferimento di qualche onorificenza.
Viva l'Italia vera, quella dell'articolo due, quella dei volontari e di quanti spendono esistenze al servizio dei meno fortunati, dei più svantaggiati, dei meno dotati.
E un incoraggiamento anche a voi luridi poveracci morti di fame: non potrete mettere piede a Cittadella, cazzo però il regno dei cieli... volete mettere?

sabato 24 novembre 2007

Un aspetto tra i più curiosi di questa mia Sicilia sempre sorprendente è la sua indissolubile unicità. E' vero che le province sono ben nove, è vero che il territorio è il più esteso tra le regioni italiane, vero anche che le culture che vi si mescolano non possono essere contate sulle dita di una sola mano, tuttavia certe manifestazioni riguardano senza possibilità di scampo la Sicilia tutta. E così non è stato il TG delle tredici ad avvisarmi di una nuova spettacolare eruzione con attività stromboliana sull'Etna, al contrario è bastato avventurarmi prima dell'alba sul versante occidentale dei Colli Peloritani a farmi scoprire coperto di cenere, io stesso come tutta la realtà circostante. Così l'Etna ha lanciato la sua agenzia, bruciando sul tempo tutti i TG, tutti i media. Con il sorgere del sole gli arbusti della macchia mediterranea non riacquistavano le infinite tonalità di verde, restavano inesorabilmente neri. Con la pioggia leggera addirittura tutto è diventato a pois, regalando scenari inediti e forse irripetibili, sfuggiti alla mia fotocamera che riposava a casa. 
Una Sicilia che parla di cosa nostra, ma una cosa nostra decisamente diversa da quella che imbratta le pagine di cronaca nera, una Sicilia desiderosa di essere in modo così semplicemente complicato Sicilia e basta, nuova cosa nostra.

giovedì 22 novembre 2007

Barlumi di normalità, di normale serenità. E allora anche un compleanno festeggiato con qualche giorno di ritardo, o un "film" veramente disgustoso, possono riportare alla vita vissuta, soprattutto se protagoniste degli istanti trascorsi sono le persone più care, le persone viste e riviste negli ultimi anni in tutti i momenti di bisogno. Si ricomincia dunque, tra voglie represse, libri che stentano a farsi studiare, dimagrimento molto rallentato rispetto a un mese fa e quelle vasche in piscina che diventano sempre di più. Si ricomincia con la voglia di ricominciare, si ricomincia con la voglia di completare altri livelli della vita, senza la paura del mostro finale, senza la paura dei tranelli, senza paura, semplicemente. E la stanchezza della quale sono imbevuto si riscopre mia alleata, profondamente sognifera, lentamente penetrante, pesantemente discreta.
Voglia di domani, eppure desiderio di strappare ogni singolo istante di questa sera, eppure voglia di non lasciare nulla per strada, neanche quei mille momenti che si illudono di passare senza lasciar traccia.

martedì 20 novembre 2007

Forse inizia una nuova settimana, forse. Perchè il tempo pare essersi fermato nei dodici gradi di questo novembre rigido. Solo pettirossi, folate improvvise e il colore di corbezzoli e sorbe  non ancora marciscenti. I colori di un autunno dimenticato, se non da dimenticare. La voglia di studiare ancora latitante, il desiderio di passare più tempo tra amore e amici, purchè fuori da questa casa, lontano da questa scrivania.
Il mondo la' fuori a mendicare attenzione per una finanziaria qualunque, o per un neonato partitodelpopolodellelibertà (PDPDL), e noi qui dentro a vivere la realtà vera, a scontrarci con i problemi del quotidiano, con i problemi esistenziali di ogni cazzata, con la precarietà del nostro eterno presente. Noi qui dentro ad osservare una finestra chiusa, noi qui dentro a cercare pensieri e parole, a raccogliere spunti privi di significato.
Di nuovo autunno, e di nuovo ricordiamo che tutto ciò che accade attorno a noi non è altro che materiale utile a diventare carta per imballare le uova.

domenica 18 novembre 2007

Mentre Studio Aperto cerca ancora oggi di fare odiens sulle lacrime dei parenti delle vittime della strada, mi fermo a riflettere. E riflettere ancora sulle sorprese amare di questi giorni. Dilip se n'è andato davvero, domani persino i funerali, un'atmosfera tutto fuorchè reale. Questi due giorni sono stati ricchi di interventi, di ricordi lasciati su questa pagina da anonimi amici come da vecchi compagni, tutti orfani di qualcosa, tutti privati brutalmente dei momenti che sarebbero stati. Il nonsenso di molte cose si percepisce appieno in certe occasioni, così come si percepisce l'impotenza della quale siamo imbevuti. Se è vero che di fronte all'estremo istante siamo tutti uguali, è anche vero che ci sono uomini più uguali degli altri, che ci lasciano non per errore, per volontà, a causa di scelte scellerate, ci lasciano quasi nel compimento del dovere, nel compimento di una vita condivisa fino in fondo, al servizio degli altri e in particolare di quanti si sentono, a torto, svantaggiati. Davanti all'esempio di Dilip avevo smesso, circa un decennio fa, di credere all'esistenza degli handicap, avevo smesso di credere alle commiserazioni di varia natura, avevo smesso di credere a mille aborti della fantasia degli ignoranti. Resteranno da oggi le testimonianze, i ricordi, gli esempi. Probabilmente non sapremo farne tesoro fino in fondo, e probabilmente poco importa.
Non mi resta neanche la forza di salutarti Dilip, e questi post non bastano a sussurrare ciò che non ho mai avuto l'occasione di dirti. A rivederci...

venerdì 16 novembre 2007

Dilip è morto. Se ne è andato nel più stronzo dei modi dopo aver lottato una notte contro la morte. E di che dignità può rivestirsi per poter scrivere di lui una persona che lo conosceva poco, e che solo incidentalmente lo aveva incontrato? Forse solo della dignità di ricordi forti, di ricordi che rimangono impressi solo perchè lasciati da una persona capace di farsi ricordare con un profondo affetto. Molti di noi certamente lo ricordano per il suo spirito mite quanto determinato nella militanza tra le file della Sinistra Giovanile, molti di noi certamente ammiravano la sua tenacia nell'affrontare senza timori una vita che sempre lo aveva costretto a lottare. Di lui mi mancheranno quei quattro, cinque incontri che un anno ci regalava più per caso che per volontà, mi mancheranno il suo spirito di osservazione e la memoria di ferro, il sorriso sempre presente e la mite determinazione alla lotta, alle lotte di ogni giorno.
Te ne sei andato Dilip, lasciandomi orfano della possibilità di poterti conoscere più a fondo. Nella mente un sorriso, uno dei più bei sorrisi che la vita mi abbia messo sul cammino. Ancora una volta, oggi e per sempre, fino alla vittoria... Grazie di tutto Dilip.

mercoledì 14 novembre 2007

Anche questa è umanità. La sottile umanità del sentirsi precari a questa vita, la pesante umanità del sentirsi poveri, la schiacciante umanità del vedersi incapaci, la leggera umanità di un sorriso nascosto. Ed è l'umanità di ogni storia a rivelare frammenti di significato in ogni gesto. Si rivestono così di senso gesti quotidiani: la paura tremenda delle stempiature per il narciso, la tristezza della prostituta che non ha saputo amare il suo ultimo cliente, la frustrazione di chi non riesce a portare a compimento il suo ultimo compito. E tra mille frammenti di varia umanità, tra mille gesti diversamente umani, non facciamo che riscoprirci simili, anche se non sappiamo a chi...


Rino Gaetano. Sei ottavi.

Mentre la notte scendeva stellata stellata 
lei affusolata nel buio sognava incantata 
e chi mi prende la mano stanotte mio Dio 
forse un ragazzo il mio uomo o forse io 
lontana la quiete e montagne imbiancate di neve 
e il vento che soffia che fischia più forte più greve 
e che mi sfiora le labbra chi mi consola 
forse un bambino gia grande o io da sola 
passava la notte passavano in fretta le ore 
la camera fredda gia si scaldava d'amore 
chi troverà i miei seni avrà in premio il mio cuore 
chi incontrerà i miei semi avrà tutto il mio amore 
la luce discreta spiava e le ombre inventava 
mentre sul mare una luna dipinta danzava 
chi coglierà il mio fiore bagnato di brina 
un principe azzurro o forse io adulta io bambina 
mentre la notte scendeva stellata stellata 
lei affusolata nel buio dormiva incantata 
chi mi dirà buonanotte stanotte mio Dio 
la notte le stelle la luna o forse io 

lunedì 12 novembre 2007

Veramente poco da festeggiare oggi, è difficile dedicare pensieri memorabili a una giornata che ti regala un fallimento ben confezionato, uno dei tanti, uno dei pochi. E la tristezza di sere rubate all'amore per onorare uno studio avaro di soddisfazioni, la tristezza di notti spogliate dei sogni, la tristezza di giorni a finestre chiuse. Tutto per un pugno di niente. Tutto questo in cambio di un fastidioso mal di testa, lontano e persistente. Sembra impossibile stare a galla a volte, ma fortunatamente le apparenze ingannano, non sono che i prodotti avariati del nostro vittimismo. Il problema è che mi sto avariando pure io. Stringo i denti.

domenica 11 novembre 2007

San Martino senza il vino dei miei filari. Ho deciso di rimandare l'assaggio a quando la mente serena sarà certamente più disposta a gustare antichi quotidiani sapori.
E intanto Berlusconi difende a spada tratta mafiosi e mafia. Dell'Utri va riabilitato. Mah... Torno sui libri.

venerdì 9 novembre 2007

Diventa quasi un rapporto carnale quello col libro, e le pagine cominciano a illudermi di una parvenza di calore. E' un continuo osservare il trapasso di ciascuna pagina da una facciata all'altra, e la pagina diventa un fascicolo, il fascicolo diventa quinterno, il quinterno agglomerato di quinterni. Se ne vanno così queste ultime giornate, a preoccuparsi delle proprie righe, e a cercare conforto tra quelle degli altri. Potrebbe non servire a nulla, e se così dovesse essere, cosa sarà rimasto dell'immaginato calore di questi fogli? Non mi interessa neppure ipotizzare: lo devo alla mia schiena piegata dalla fatica, all'occhio che non risponde più, a questa testa pesante, alla mia voglia di abbandonarmi al sonno. Serena notte...

mercoledì 7 novembre 2007

Non è per nulla una storia mia, non mi rispecchia questo testo, non narra trascorsi che non ho. Semplicemente l'ho ascoltata sul blog di un amico qualche giorno fa, e mi è rimasta in mente.
E in questa sera che non riesce a strapparmi le parole dalle dita ve la ripropongo, augurandomi di non aver mai bisogno di dire che è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati. Notte, amici miei.



Tua madre ce l'ha molto con me
perché sono sposato e in più canto
però canto bene e non so se tua madre
sia altrettanto capace a vergognarsi di me.

La gazza che ti ho regalato
è morta, tua sorella ne ha pianto,
quel giorno non avevano fiori, peccato,
quel giorno vendevano gazze parlanti.

E speravo che avrebbe insegnato a tua madre
A dirmi "Ciao come stai ", insomma non proprio a cantare
per quello ci sono già io come sai.
I miei amici sono tutti educati con te
però vestono in modo un po' strano
mi consigli di mandarli da un sarto e mi chiedi
"Sono loro stasera i migliori che abbiamo ".

E adesso ridi e ti versi un cucchiaio di mimosa
Nell'imbuto di un polsino slacciato.
I miei amici ti hanno dato la mano,
li accompagno, il loro viaggio porta un po' più lontano.

E tu aspetta un amore più fidato
il tuo accendino sai io l'ho già regalato
e lo stesso quei due peli d'elefante
mi fermavano il sangue
li ho dati a un passante.

Poi il resto viene sempre da sé
i tuoi "Aiuto" saranno ancora salvati
io mi dico è stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati.

martedì 6 novembre 2007

A me piace ricordarlo così, e , soprattutto, così.

lunedì 5 novembre 2007

Gran giorno per la Sicilia. Messi al sicuro i latitanti Sandro e Salvatore Lo Piccolo. Evento più simbolico che altro. Abbiamo già imparato che la mafia non si spegne con la cattura del boss di turno. Sfilati sulle scale della Questura Riina, Provenzano e adesso Lo Piccolo nulla è mai cambiato, e pedine prendono il posto di altre pedine sull'impari scacchiera di un gioco troppo gravoso per la Sicilia. Perchè, e mi pare di dire un'ovvietà, la mafia non si combatte con gli arresti. E' un paradosso, è vero, ma temo che con tutti i boss dietro le sbarre il gioco non si fermerebbe. Perchè la mafia è una questione di cultura, e solo modificando i dettami culturali di una terra vittima del giogo, una soluzione potrà intravedersi lontana. Ma cultura è in primo luogo volontà, quella volontà che manca ai siciliani. In secondo luogo, come sosteneva Gramsci, cultura è progressiva acquisizione di consapevolezza, quella consapevolezza che i siciliani fuggono quasi fosse un morbo infestante. Così anche oggi trenta persone davanti alla Questura, a gridare Viva la Polizia abbasso la Mafia. E mentre quelle trenta persone gridano, la mafia resta comoda nei Comuni, nei partiti, nelle università, tra gli imprenditori, nelle chiese.
Noi ancora speriamo, io ancora spero. Fiero della mia sicilianità anomala, orgoglioso del mio essere aspirante piccolo indegno giurista.

Gran giorno pure per me. Questo post del lunedì lava via i miei primi sette chili. Strappa una cifra sulla colonna del peso. Novantanove virgola tre, e tanta voglia di andare avanti. Vedete? Ci sto riuscendo. E con i chili che vanno qualche boccata di vita viene. E mi son ritrovato oggi per la prima volta in vita mia in una piscina. Ventidue vasche sotto l'occhio vigile del dottore che per l'occasione ha vestito i panni di personal trainer. Ventidue vasche col pensiero alla corsia accanto e la consapevolezza di avere accanto in ogni istante persone meravigliose...

sabato 3 novembre 2007

Che poi non si capisce più niente, e ci ritroviamo con i telegiornali rigurgitanti allarmi da popolino e squadre di fascisti in giro a prendere a sprangate lavoratori qualunque. Che poi non si capisce più niente, e per il gesto sconsiderato di un criminale qualunque, di quelli che sono criminali talmente "qualunque" che possono pure girare per le strade, ti trovi a compatire la morte di Matteo Cucinotta, il più valoroso tra i sindacalisti messinesi, tanto valoroso da essere stato premiato con una coltellata un po' di tempo fa. Che poi non si capisce più niente, e cerchi di chiederti cosa stia succedendo da queste parti. Che poi ti chiedi perchè, ma è un perchè da impotenti, è un perchè quasi da ladri, un perchè senza giustificazioni. Che poi niente, è già sera e tutto si appresta ad essere nascosto sotto il tappeto di stelle e nuvole tanto capace da far sparire persino il sole. E spero che qualcosa sopravviva a questa notte, che qualcuno abbia ancora la forza di rialzarsi con il sole, come il sole, che nonostante l'oblio della notte non si umilia, non cede agli inganni di questa canzone triste. Che poi tutti siamo un po' più orfani oggi, tanto da aver paura a credere ancora nell'altro mondo possibile. Purtuttavia dovremo svegliarci anche domani, e qualcosa in cui credere ancora la devi avere se devi metterti in piedi...

venerdì 2 novembre 2007

L'esperienza di Tropea mi ha lasciato la possibilità, dopo molto tempo, di scattare qualche foto. I frutti sono sul mio account flickr.

giovedì 1 novembre 2007

Il viaggio inizia bene, a parte qualche piccolo ritardo. Quasi per caso ci troviamo sul ponte di comando del traghetto che ci avrebbe portato a rendere onore ai meriti universitari del caro Dott. Filejaman.
La sorte del traghetto per qualche istante è stata in balìa delle nostre mani, che avremmo voluto direttamente raggiungere Capo Vaticano. Destàti dal sogno invece sbarchiamo a Villa, attendiamo Lucio e ci mettiamo in marcia. Rosarno, uscita di Rosarno. Il Dott. ci viene incontro con la sua seicento sporting rossa, e ci costringe a un tour rallystico lungo le intricate vie dell'entroterra calabro. Salutiamo la sempre troppo ospitale famiglia e andiamo a caccia di inediti scenari naturalistici. I belvedere a Tropea si sprecano, e ci regalano frammenti infiniti di un blu quasi impalpabile, trasparente come trasparente può essere solo quel blu quasi impalpabile.
La poesia dei luoghi scatena l'appetito: imploranti chiediamo di essere condotti al banchetto che per noi era stato preparato. Aperitivo, antipasto misto mari e monti, risotto zucchine e gamberetti, pappardelle al sugo di pesce, fileja melanzane filanti e nduja, fritto misto di pesce e Lui, l'incommensurabile, incontenibile, inesplicabile Tartufo di Pizzo. In preda al picco glicemico qualcuno bramava un'amaca, altri sognavano semplicemente la posizione del quattro di mazze.
Resta solo il tempo per un salto a Tropea centro, strappare l'ultimo sipario marittimo e tornare, con il sacro intervento del navigatore di Vale, senza il quale saremmo ancora vaganti lungo le intricate strade del vibonese, verso la modernissima autostrada A3 Salerno Reggio. Due ore per quaranta chilometri, in fila indiana su singola corsia doppio senso, a lottare con i camionisti vedendo avvicinarsi piano Scilla. Di nuovo traghetto, passato in stiva a contemplare la fiammante Fiat Croma in parziale avarìa del Dott. Azzarà (guai al prossimo che proclami ingiurie contro la mia fida Rover 414 GPL dodicenne in semi detappezzamento e sfrizionata).
Resta solo il tempo di riflettere sui fasti di una giornata indimenticabile, sui meriti del festeggiato e sperare di aver ricompensato, solo in minima parte, la massima disponibilità da lui sempre offerta in ogni occasione. Alla prossima, caro Dottore...

I pacchetti completi della foto si trovano nella consueta area download, gli interessati possono richiedere copia ad alta risoluzione delle foto di maggiore interesse.