mercoledì 7 febbraio 2007

Vi sono alcuni momenti che lo sconforto può aggredire. Ciò che lo sconforto non può intaccare però sono presente e futuro. E allora lo sconforto diventa un'irrealtà precaria, un avversario trasparente. Ma non tutte le trasparenze sono neutre: la lente distorce nella sua trasparenza, e così istanti di sconforto rappresentano una realtà sintetica. E lo sconforto può privarti di un presente nitido, ma svanisce nonappena diviene passato. Esiste uno sconforto che possa privarti dei ricordi, tristi o felici che siano? Può lo sconforto farti dimenticare che un giorno tu hai perdonato donando una vita nuova a chi soffocava nel nero di una sofferenza indicibile? Può lo sconforto privarti dei pomeriggi e delle mattine ove non potevi muovere un passo ma che impegnavi a parlare con avidità? Un limite profondo rende lo sconforto antagonista precario: può rapirti e schiacciarti, ma non ha effetto su quanti ti amano. E lo sconforto teme l'amore, l'affetto, l'amicizia... Per questo non dovremmo averne paura, perchè amiamo e siamo amati. E basta una mano, la solita mano, quella carezza consueta a risollevarci, a ribadire il senso di un'esistenza che non è mai per sè stessi. Non smetto di cedere allo sconforto, e capita spesso, ma amo, e sono amato. Questo basta, e mi basta.