sabato 29 dicembre 2007

Misteri della psiche. Stanotte ho sognato che in seguito alla crisi pakistana, un non meglio identificato attivista aveva liberato nel cielo milioni di preservativi giganti con dentro una pianta attipo kenzia, tanti da oscurare il cielo. Io ho avuto la fortuna di recuperarne uno con dentro un abete natalizio che ho prontamente donato al mio barbiere.
Misteri della psiche II. Mi sono regalato per le feste, oltre il navigatore satellitare che non mi serviva ma che tanto ho desiderato, un bel maglioncino celeste. Ora, sul cartellino era esposta la dicitura "maglia cachemire" a dispetto del prezzo di "soli" 35 euri. Provato il capo e ritenutolo adeguato alle mie necessità, procedo all'acquisto. Giunto a casa sopravviene la geniale idea di verificare il cartoncino. Composizione del capo: cotone 75 %, acrilico 20%, cachemire 5%. Perchè dunque "maglia cachemire" e non "maglia acrilico" o "maglia cotone"? Giuro che l'avrei comprato comunque.
Misteri della psiche III. Ieri ho stracciato i cari colleghi su una disputa dal sapore civilistico. Beh...

venerdì 28 dicembre 2007

Frenesi festiva, tempo per una semidisintossicazione tecnologica e per assaporare tra le corse quotidiane qualche momento tra amici. In tutto questo, qualche istante prima di riprendere i testi universitari in mano, resta il tempo di un piccolo messaggio similculturale, le gioie e i dolori dei miei ultimi acquisti o regali ricevuti di stampo culturale.
Cominciamo con due dischi acquistati qualche settimana fa e dei quali avrei voluto parlare: Dalla pelle al cuore di Venditti e Di rabbia e di stelle di Vecchioni. Compitino svolto con il dovuto impegno il primo, ma non emoziona. Il secondo l'ho acquistato sulla fiducia trasmessa dallo stesso autore durante un'intervista radiofonica. Non ho mai apprezzato particolarmente Vecchioni, ma le sue parole mi hanno convinto, sembrava voler trasmettere l'idea di aver prodotto l'album della vita, dopo il quale si può morire in pace. Probabilmente sarà il disco della (sua) vita, per me, seppur gradevole, resta insufficiente. In entrambi i casi gli acquisti sono stati effettuati tramite iTunes Music Store (iTms per gli amici), e quindi ad un prezzo più che equo.
Il terzo capitolo di questo emozionante spazio culturale è riservato a Stato matto di Michele Ainis, donatomi dal mai troppo elogiato Dott. Filejaman. Un esame approfondito sarà reso pubblico al completamento della lettura, intanto posso dire che in un momento in cui le varie caste et similia vanno a ruba, il punto di vista meno sensazionalista di un costituzionalista piuttosto che di un giornalista (ista ista ista), potrebbe essere utile a capire molte cose più a fondo. Buoni ascolti e buona lettura e buone feste!!!

martedì 25 dicembre 2007

Auguri amici miei. Li meritate tutti e li meritate incondizionati, vigorosi come l'acqua d'inverno e appassionati come il fuoco del camino. Li meritate tutti e li meritate incondizionati perché con il vostro sostegno mi avete permesso di essere abbastanza vivo da poter ricambiare. Ecco il mio terzo Natale con voi, e non è un traguardo quanto una testimonianza, non è un riconoscimento quanto una presa di coscienza. Il mio terzo Natale su queste pagine, e probabilmente il terzo Natale della mia vita vissuto nel segno di un amore tanto universale da sembrare intimo. Mi sento vivo davvero, mi sento vivo perché sapete come farmi sentire vivo. Forse è solo egoismo il mio augurio più sincero, ma non posso tacerlo: che abbiate la forza di condividere con me tutti i Natale a venire. Questo il mio augurio amici miei.

venerdì 21 dicembre 2007

Di nuovo a fronteggiare orde di paure, e di nuovo dipanare un problema dopo l'altro, un imprevisto dopo l'altro, di nuovo obbligarsi ad essere più forti, di nuovo uscirne vivi. E la cosa più affascinante è raccogliere le energie degli altri quando le proprie non sono più sufficienti, abusare delle soddisfazioni e dei sorrisi degli amici, appropriarsene con naturalezza, scoprirli propri e viverli nel profondo.
Anche per me è arrivata l'ora dei regali, e la mia wishlist a quanto pare ha cominciato a dare i propri frutti, facendomi pervenire in tutto il suo splendore Stato matto di Michele Ainis. Pure i conigli sembrano in arrivo, e la splendida xilografia ottocentesca raffigurante il faro e i laghi di Ganzirri ha trovato una degna cornice. Si direbbe insomma che queste siano le classiche giornate natalizie, si direbbe... e invece no. Perchè la vita dei miei ultimi giorni pare un miracolo distratto, e ogni giorno mi abbandona alle stesse domande: posso non aver amato mai così prima di oggi? Posso non essermi mai divertito così prima di oggi? Posso non aver mai creduto nell'amicizia prima di oggi? E ogni giorno è come svegliarmi dall'ennesimo torpore, riscoprire emozioni, sollevarmi da ogni materialità. Ogni giorno mi trascina nell'incubo di sentirmi invidiato per lo splendore che riesco a trarre da ogni istante, da quelli profondamente tristi ai più incredibilmente gioiosi, ogni giorno, pur nel silenzio e nell'impossibilità di far sinceramente traspirare emozioni da questo corpo così ingessato, diventa l'ennesimo grazie miratamente generalizzato.
Un insormontabile collo di bottiglia questa tastiera, nel quale non trovano spazio centinaia di concetti generalizzati, di pensieri delle giornate trascorse che si perdono in silenzio, migliaia di piccole esperienze, di sorrisi, di battute, di sguardi. Da ciascuno di questi fugaci frammenti potrebbe spremersi un romanzo, e invece fugge tutto, nel più inafferrabile dei panta rei. Cosa dovrei fare dei sigilli di queste giornate? Del sorriso di Tere imperturbabile persino davanti al conto decisamente esagerato del Bar Venuti? Di Vale e Mariangela che escogitano argute strategie per sfuggire al Prof. Avv. Latella? Di Vale che a momenti pesta a sangue una collega sulle scale per accaparrarsi il prossimo esame? Di me, che crollo di delusione davanti a un furgone SDA che non scarica quanto aspettavo?
Possibile che ogni giorno sia così intenso da farmi credere di non averne mai vissuto prima nessun altro?

martedì 18 dicembre 2007

Sono i giorni che mi vedono più o meno immerso in pensieri altrui, tra i quali spiccano imponenti gli scritti politici di Kant. Riscopro in questa lettura l'ennesimo scritto da vaccino, con il quale tutti dovrebbero confrontarsi almeno una volta nella vita. E fuori da questa finestra le lucine si moltiplicano, e ai balconi decine di babbo natale modello furto con scasso, aggrappati a una scaletta di lucine, svolazzanti e precari. Niente tempo per i regali ancora, niente tempo neppure per contattare quei pochi ma buoni amici ai quali penso ogni giorno. Arriverà il momento di ciascuno, e a breve avrò il piacere di fare spazio sull'agenda a incontri piacevoli, a momenti dedicati all'amicizia, alla compassione nel senso più sincero del termine. E intanto poco tempo per questa pagina, poco tempo anche per gli innocui giudizi che vorrei poter emettere lapidari. E intanto incapacità di potermi far sentire vicino, incapacità di consolare, di suggerire, una volta nella vita, qualcosa di buono.
Ci sono, anche se non mi vedete. E parlo, anche se non potete sentirmi. Buona serata...

lunedì 17 dicembre 2007

Non è poi così lontano quel giorno, e non si tratta dell'ennesima applicazione della teoria della relatività.

venerdì 14 dicembre 2007

I più attenti tra voi lo avranno certamente notato: da qualche giorno questa pagina non ospita più il piccolo banner adsense di Google. Il motivo è abbastanza triste, e non posso nascondere un pizzico di delusione tra queste parole. E' andata così: dopo qualche mese di ospitalità offerta agli sponsor di Google e alla barra di ricerca, ero riuscito a raggiungere la fatidica soglia dei cento dollari, soglia minima per ricevere l'assegno. Il giorno stesso del raggiungimento del tanto atteso traguardo, arrivato alla ragguardevole cifra di 100,17 dollari, giunge nella mia casella una simpatica comunicazione: il mio account è sospeso in quanto rappresenterebbe una seria minaccia (!!!) per gli inserzionisti adsense. Pensando si trattasse di un errore (non ho mai minacciato nessuno nella mia vita) procedo al reclamo descrivendo con dovizia di particolari e facendo notare che, se il mio account avesse rappresentato una minaccia, lo si sarebbe potuto sospendere subito e non, guarda caso, appena raggiunta la soglia utile al pagamento. Google mi risponde con una mail prestampata, in cui mi viene fatto notare che per motivi segreti non possono dirmi in cosa consista la pericolosità del mio temibilissimo e minaccioso blog, ma che si sono preoccupati (eh, certo) di analizzare con attenzione la mia situazione e confermare la grave minacciosità (!!!) del mio account, in ogni caso per motivi di segretezza non posso sapere di cosa si tratti, nè insistere nel reclamo in quanto ogni ulteriore comunicazione sarebbe stata ignorata. Perchè vi dico tutto ciò? Non lo so neanche io. Certo non ho voglia di intraprendere alcuna altra azione contro il Google al quale ho sempre riservato la mia profonda ammirazione tecnologica. I siti di molti inserzionisti hanno approfittato del mio spazio, e comunque non ho diritto a nulla, ingiusto, profondamente ingiusto. Sopravviverò comunque, non temete. La prossima volta per impilare un centinaio di euro mi troverò un lavoro serio... A quanti hanno intrapreso la mia stessa strada chiedo di tenermi informato sulla situazione dei rispettivi account adsense!

mercoledì 12 dicembre 2007

Prima dell'avvento della routine che già oggi mi attende al varco, ho sentito il bisogno, ieri sera, di pensare un po' al mio equilibrio psicofisico. Complici esami e totale assenza dei colleghi forestieri, mi sono regalato in dolce compagnia la più classica delle serate: cinema e pizza. In un periodo di privazioni e sacrifici cinema e pizza significa serenità e tanta, tanta voglia di respirare. Il film scelto è stato La musica nell'anima - August Rush, uno di quei film che solitamente non apprezzo. Come al solito però il suggerimento di Vale si è rivelato estermamente affidabile. Una fiaba, nulla di più, ma una bella fiaba colma di musica, Gibson a profusione e numerosi pedalini boss. Vale la pena gustarsi questi novanta minuti di pellicola, semplici e sognanti, lontani dalla realtà ma vicini al cuore di ognuno. E sulla poltroncina metri e metri di ricordi si avvolgevano alle bobine del film, evocando stati d'animo e passate aspirazioni. C'era parte di me da qualche parte, delle mie ormai lontane velleità da musicista. C'era parte di me nei maglioni sdruciti e portati con naturalezza, parte di me tra abete stika, mogano e palissandro, parte di me un po' ovunque, finita chissà dove. Ho avuto modo di osservare gli innumerevoli divenire di una vita, e mi domandavo cosa avrei detto del mio essere odierno sei o sette anni fa. Mi sarei fatto schifo con adolescente passione, avrei collezionato conati e conati di vomito dietro le camicie e le cravatte, le giacche e i pantaloni che indosso oggi nelle giornate importanti. E non mi sarei ripreso dallo shock di sapere che oggi provo un intimo superbo e vanitoso piacere nello stringere quel nodo alla gola, quel cappio di libertà, quel gancio di comprensione e verità. Non avevo paura di essere me stesso sei o sette anni fa, e se di una cosa mi compiaccio è notare come non ho paura di essere me stesso oggi, con i miei gesti inutili e le mie smanie di astratto personalismo. La natura di ciascuno di noi va accettata quotidianamente, vissuta senza vergogna, compressa quanto basta per emergere spontaneamente, relegata nel piano marginale corretto. Cosa c'è di male nello scoprirsi felici e intimamente soddisfatti di una vita che non avremmo immaginato anni prima? Felice e intimamente soddisfatto nonostante i limiti e le difficoltà, le paure e la sacra inettitudine del mio vivere quotidiano. La gioia di scoprire che essere nulla può significare avere la possibilità di essere sempre qualcosa in più.
Dal cinema Lux al locale di Iyad sono circa trenta metri, e pure ieri ho ringraziato il cielo di poter vivere in una città, Messina, dove gli immigrati non sono relegati ai margini ma possono essere protagonisti, e permettersi di avere un locale pieno il martedì sera, possono permettersi di diffondere una cultura culinaria che non avrebbe paura di confrontarsi con le guide Michelin o Gambero Rosso, permettersi di ostentare il piacere della tavola che si accompagna a una atmosfera frizzante e leggera, permettersi di essere originalmente unici. Ieri la dieta non è esistita, ieri patate con una mistica crema di salmone noci tartufo e formaggi, ieri due pizze da galleria d'arte del gusto, tra olii aromatici e sapori dosati con casuale esperienza, tra condimenti scelti con cura e impasti fatti col cuore. Piatti eccezionali, davanti ai quali la contemplazione è impossibile, e che a Iyad procurano solo l'imbarazzo di dover nasconderne, dietro un sipario di sdrammatizzazioni, la natura miracolosa.
Avrò pure esagerato, ma è la mia natura: posso vivere con intenso trasporto ogni istante di una giornata, senza preoccuparmi di cantare l'acqua bollita. Posso essere persino nemico giurato dell'acqua corrente.

lunedì 10 dicembre 2007

Forse non ci credevo a fondo neanche io, ma alla fine è andata. Iniziata la tregua con le discipline civilistiche, mi sono destreggiato tra i colpi di sonno del prof e le mie catalessi linguistiche, ma alla fine, con un pizzico di fantasia tipica dei giuristi di triste fama e tanta fortuna, un ventisette l'ho strappato alla Mont Blanc del professore. Argomenti trattati: nullità di protezione, alle quali ho agganciato con la sputazza decine di sparse considerazioni sul mercato in generale. A seguire autonomia contrattuale e crisi coniugale, praticamente domanda impossibile risolta con temeraria immaginazione. Tutto ok alla fine, per me e  per i compagni di viaggio. Ancora una volta numerose pacche sulla spalla più o meno virtuali, e l'aiuto dei molti che mi hanno dedicato anche un solo insignificante pensiero. Questa penultima fatica è per tutti voi.
E adesso la ricompensa che meritate: la mia effigie modello esame andato benino, undici chili e trecento grammi in meno di qualche settimana fa. Giornata da non buttare via...
Notare l'abbigliamento appena estratto dal kit del giovane giurista e il sorriso inebetito. La regola dei due terzi è una mia posticcia elaborazione, i colori che non rendono assolutamente giustizia alla mia prestigiosa figura sono scaturiti dal telefonino nuovo di Vale... Accontentiamoci... ;)

sabato 8 dicembre 2007

Le pagine di Civile 2 mi tengono lontano da questo luogo equidistante tra realtà e immaginario, terra di mezzo, luogo di ristoro e campo di battaglia a giorni alterni.
A volte però ciò che accade non può lasciare nell'indifferenza grappoli di pensiero, e così la morte degli operai Thyssen Krupp mi impone un momento di riflessione, amara quanto doverosa. Anzitutto parlare di omicidio colposo a carico degli indagati è di un'ipocrisia mostruosa: lasciare senz'acqua l'impianto antincendio di un'acciaieria e senza polvere gli estintori non è colpa, è dolo, nella migliore delle ipotesi dolo eventuale. Offendono ancora di più le "iniziative benefiche" di alcuni istituti di credito: se l'Italia è davvero una repubblica fondata sul lavoro, nessuno può permettersi di sostituire lo Stato nel procurare i mezzi di sostentamento per le famiglie di quanti, con il loro lavoro, hanno nobilitato un Paese, perché che piaccia o no, una repubblica fondata sul lavoro si nobilita prima sulla pelle degli operai (preferibilmente portata a casa senza scottature) che su quella dei militari. E allora della beneficenza delle banche o di Montezemolo queste famiglie possono fare decisamente a meno. Non saranno speculatori o vili benefattori a offrire conforto alle famiglie che spremevano all'osso fino al giorno prima. Chi deve occuparsi della faccenda sta altrove, e ha il compito improcrastinabile di compiere il proprio dovere, e rendere giustizia su tutti i piani immaginabili a quanti sono morti anche a causa di una politica del lavoro ingenerosa quanto indecorosa. Responsabili materiali e responsabili morali si sommano, e sono troppi anche in questo caso.
Triste ammettere che la scomparsa di falce e martello assuma in questo momento un valore più che sintomatico.

giovedì 6 dicembre 2007

L'impaziente attesa del momento.
E' l'incontrastabile necessità delle parole. E ti ritrovi a narrare di storie banali, di momenti tutti uguali. Incontenibile necessità delle righe, e ti ritrovi a cercare la calma in esercizi quasi-zen, fatti di pixel e di paziente attesa che qualcosa di vero sfiori ancora una volta la tua attenzione. Come è triste riscoprirsi stanchi, e come è triste osservare stanca pure la fiducia che credevi di aver riposto in un angolo a rigenerare. Triste la necessità di pianificare gli incubi di una Waterloo che non avresti creduto mai dover riavvicinare.
Resta la speranza di poter credere che i momenti che segnano una vita possono raggiungersi solo attraverso sacrifici dalla parvenza di insopportabile violenza. Tengo duro, nella paziente attesa del mio momento.

mercoledì 5 dicembre 2007

La politica del nord.
Siamo messi male dalla testa ai piedi.
Per i lettori extramessinesi: basta una ricerca su qualsiasi motore di ricerca per comprendere di che qualità possa gloriarsi la stoffa dell'"On" Cateno De Luca.
Un grazie a giugioni per l'utile servizio di divulgazione delle notizienoncosìeclatantidameritarelaprimapagina.

martedì 4 dicembre 2007

E così mi tocca festeggiare i primi dieci chili persi. E con essi se ne vanno innumerevoli sgarbi di un'esistenza, migliaia di perfidi appunti affissi sulle mie spalle da una realtà non sempre generosa, milioni di cattivi pensieri. 
Una pizza, il mio modo di festeggiare. E tanta meravigliosa compagnia. Mancano ancora sedici chili al traguardo, non mi spaventano più.

sabato 1 dicembre 2007

Arriva sempre questo momento, il momento in cui riscopro di essere felice, di quella felicità che si fa con poco, della felicità fresca dell'aria, della felicità calda e felpata di mano che accarezza una schiena dentro il maglione di lana. Mi riscopro felice, e mi stupisco di come una felicità così prorompente possa essere nascosta come cumuli di polvere sotto un tappeto, soprattutto se i cumuli sono montagne, e il tappeto semplicemente zerbino.
Arriva sempre questo momento, del giorno che fugge lasciando spazio alle stelle disegnate dal crepitio della legna nel camino, più per vezzo che per necessità, del giorno che fugge inseguito dalle note di un pianoforte più piano che forte, lasciando spazio a quel buio che non ti spieghi, quel buio che non inquieta ma rasserena.
Arriva sempre questo momento, a farti sentire preda solo dell'idiozia che ha spento milioni di attimi che potevano essere memorabili, l'idiozia che ha soffuso profondi sospiri tra urla scomposte e volgari.
Arriva sempre il momento in cui capisci di vivere un'infinita dichiarazione d'amore, arriva sempre questo momento per me, in cui dichiarare il mio amore è la cosa più semplice, collaudata e naturale del mondo, arriva con la semplicità ardita di questa mano fresca che sfiora conosciuti angoli di pelle, tepore invernale di favole che si raccontano per essere scritte...
Non fosse per le materie che premono per essere affrontate a breve, potrebbe parlarsi di atmosfera seminatalizia tra offerte imperdibili e lucine che si affacciano timide ai balconi. Poichè a me non è dato ancora credere che il natale sia dietro l'angolo, mi permetto di consolarmi con la mia modesta e personale lista dei desideri aggiunta sulla barra di destra, il più frivolo dei gesti che il natale, se non impone, quantomeno suggerisce a tutte le persone dotate di qualcosa di molto simile al buonsenso. Chissà che non possa cancellare tra un mese qualcuna delle voci ;)