domenica 27 aprile 2008

Prima di una dedica che tarda a partorirsi.

Non si può tacere oltre ogni limite, non si può tacere oltre questo limite. Con l'animo di chi non ha ancora realizzato cosa effettivamente sia capitato devo esprimermi, a tre giorni dalla fine. Due vite ho vissuto in questi cinque anni: quella dello studente più o meno capace, con le sue ansie e i suoi esami, e quella della persona che ha capito, che ha trovato, che ha deciso di convivere con una meravigliosa realtà fatta di amici e sentimenti veri. La mia prima realtà si è conclusa giovedì scorso, e si è conclusa oltre ogni aspettativa con una discussione tanto regolare da sembrare molto, molto lontana dal mio modo di essere e di sapere. La mia seconda realtà invece mi ricorda sempre più insistentemente che una fine potrebbe non esserci, e che comunque non si trova da questa parte dell'orizzonte. Questa occasione irripetibile ha confermato quello che è sempre stato il mio piccolo teorema: una laurea, come ogni percorso qualunque, non è fatta di sacrifici personali, di ore di impegno, di notti insonni. Una laurea è un sistema di sentimenti, è una comunione di intenti, è gioire dei traguardi altrui e notare la sofferenza altrui dei fallimenti propri. E così a laurearmi non sono stato io ma siamo stati noi. Sono stati quelli che hanno finito prima di me e quelli che siederanno davanti alla cattedra tra poche settimane. Non è il caso che mi impegni a capire in che percentuale io possa definirmi proprietario esclusivo di questo tanto sudato pezzo di carta, ma sono certo che difficilmente riuscirei ad estrarre una doppia cifra da certi improbabili calcoli. Sono sereno e felice adesso, e la laurea non è il principale motivo di questo nuovo stato d'animo. Devo ancora ringraziare, ringraziare ancora e ancora tutte quelle persone che hanno creduto in me e che mi hanno dato la forza di essere di nuovo così nuovamente nuovo. Non farò nomi, vi basti il mio pensiero che spero potrà da voi essere riconosciuto come immenso attestato di affetto. E così da oggi parte la nuova missione, simile alla precedente ma tanto diversa: chiedere grazie ancora una volta, di tutto e per tutto. Fate che io possa esserne capace, e intanto godetevi la vostra nuova laurea. E ricordatemi che ancora devo scrivere quella lunghissima dedica che non ho voluto inserire a perdersi nelle pagine serrate di una tesi...

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venerdì 25 aprile 2008

Non basterebbe un post.

Ma dovrò comunque prepararne uno degno del momento. Intanto sappiate che la mia vita da studente universitario è finita. Una piccola anticipazione l'ha data Gianpaolo in un commento qualche post più giù. Io devo ancora trovare il coraggio di parlare diffusamente. 
Intanto a tutti i miei amici lettori e blogger segnalo che ho preparato per loro una piccola sorpresa. Per riceverla in busta chiusa sentitevi liberi, se vi fidate, di inviarmi via mail (l'indirizzo è sulla barra di destra) un vostro recapito di posta tradizionale!

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mercoledì 23 aprile 2008

Aspettando un'alba che tarderà ad arrivare.

Questa è l'ultima notte della mia vita da studente universitario. Vivo uno stato d'animo che meriterebbe un'enciclopedia di post. E invece mi rifugio in un silenzio tutto particolare, sperando che tutto possa andare per il verso giusto. 
Grazie a tutti di tutto.

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lunedì 21 aprile 2008

Mi porto avanti.

Ho avuto paura pure ad annunciarlo. Ma i tempi sono maturi, e giovedì mi troverò alla cattedra a discutere delle pavide ombre di un futuro prossimo. Mi laureo, insomma. Si chiude un altro ciclo, si ripropongono quelle emozioni che hanno contraddistinto i primi post apparsi su questa pagina più di due anni fa. E si ripropongono mutate, come mutato mi ripropongo io. Di questi cinque anni passati nelle aule di sublime polvere che contraddistinguono la facoltà messinese di giurisprudenza mi porto dietro un po' tutto. Mi porto dietro cocenti sconfitte e delusioni, le prime della mia esistenza, mi porto dietro un bagaglio infinito di cultura di ogni genere che vorrei essere in grado di padroneggiare, mi porto dietro cinque anni di vita, mi porto dietro i colleghi che sono diventati amici, anche quelli a cui con le mie innumerevoli incertezze ho dato fastidio, mi porto dietro tanto amore, mi porto dietro le cartacce altrui sotto i banchi dell'aula due, le finestre rotte e il proiettore finto dell'aula uno, gli schienali similpelle che si staccano dalle sedie dell'aula cinque, la vista della madonnina del porto dell'aula quattro e la scuola di atene dell'aula tre, il cesso senza lampadina e il lavandino senza asciugamano, una valanga di professori che non stimo e quattro o cinque che mi hanno insegnato tutto con pochi gesti, con poche espressioni. Mi porto dietro la signorina che per cinque anni ha cercato all'ingresso della cancellata di propinarmi il volantino che prometteva di sostenere con facilità gli esami di procedura, mi porto dietro l'aria che si respira nei corridoi del dipartimento di scienze giurispubblicistiche, le pareti di Foro italiano che tappezzano la sala lettura, l'aria fredda e distante del dipartimento di diritto privato e teoria del diritto, o come si chiama, mi porto dietro quelle poche centinaia di metri che separano la facoltà dall'orto botanico, le migliaia di occhiate lanciate al Tribunale affacciandomi dalle finestre del primo piano, le serate più belle della mia vita, quelle passate con i colleghi a promettersi di non parlare di università e infrangere puntualmente la promessa, tanti esami, tutti quelli necessari e molti di più.
Tanto ancora mi porto dietro, ma ci sarà tempo per raccontare, ci sarà tempo per ringraziare. Eterno debitore, oggi e probabilmente per sempre. Devo troppo a tanti, ma mi organizzo.

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martedì 15 aprile 2008

Lo so che vi aspettavate un commento.

domenica 13 aprile 2008

Votare. Votare. Votare.

È un momento delicato. Affluenza alle urne tanto bassa da risultare più che imbarazzante (siamo lontani dal dieci percento nei seggi che presidio). Per scardinare un po' di quest'ansia mi lascio ad un suggerimento. Guardate gli otto episodi di tolleranza Zoro. È la parte più interessante e divertente di tutta la campagna elettorale che si è spenta ieri senza rimpianti. Speriamo di poter sorridere pure domani sera. Votare. Votare. Votare.

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venerdì 11 aprile 2008

Non è che si possa fare, si deve fare.

Il sapore sordo delle ultime mattine, anche oggi. La paura del precipizio, l'ansia di sollievi che si intravedono lontani e raggiungibili solo a fatica. E al clima da partita di scacchi che si appropria di questi giorni della mia vita si aggiungono gli scampoli di una campagna elettorale che si avvia al silenzio delle riflessioni che non saranno. Qualcuno tenta di riabilitare la mafia e gli eroi mafiosi. E questa profondissima quiete, questo infinito silenzio che accompagna certe aberranti esternazioni mi imbarazza, mi inquieta. È il silenzio delle menti questo, la desolazione delle intelligenze, un nulla intellettuale che non lascia ben sperare. Si vocifera che Lombardo vincerà le elezioni regionali, e le vincerà in maniera schiacciante, forte dell'eredità di suffragi devoluta da Cuffaro. Io non ci voglio credere. Lasciatemi questo week-end per sperare, lasciatemi questo week-end per spingere, contro ogni legge e senza alcun tipo di ritegno, le persone dentro la cabina a permettere che il volto della Sicilia cambi davvero con Anna Finocchiaro. Non è il momento dell'astensione questo, non è il momento dell'indifferenza, non è il momento della pace, non è il momento del silenzio. Questo è solo il momento di impugnare la matita copiativa e dichiarare la propria appartenenza. Questo è solo il momento di brandire la matita copiativa contro tutte le mafie, quelle della lupara e quelle dei colletti bianchi. Ancora un week-end, ancora uno. Teniamoci la voglia di sperare e di credere, la voglia di alzare la testa e il desiderio, il desiderio possibile, di vedere, nonostante tutto, orizzonti non solo diversi, ma anche nuovi. 
Sono pessimista con l'intelligenza, ma ottimista per la volontà. Antonio Gramsci.

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giovedì 3 aprile 2008

Strani fenomeni.

Ho sempre detestato i dizionari di sinonimi e contrari. Mi sono sempre arrangiato con parafrasi più o meno fantasiose scaturenti dalla terribile paura di poter risultare ripetitivo. Purtroppo certi espedienti non possono essere sempre utilizzati nella redazione di una tesi di laurea, tantopiù che si tratta di una tesi giuridica. Per questo motivo ho dovuto aprire virtualmente un modernissimo dizionario dei sinonimi e contrari versione telematica. Bene. Cercavo un sinonimo di fenomeno, tra le possibilità il dizionario suggerisce cosa. Ora sì che potrò redigere un testo di grande livello... Finisce così la mia esperienza minutale con i dizionari dei sinonimi e contrari. Niente, era giusto per farvi sapere.

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martedì 1 aprile 2008

Scienze giuridiche e conflitti di creatività.

Mi consideravano (poco) genio e (poca) sregolatezza al liceo. Avrei probabilmente avuto vita facile e serena in una qualsiasi facoltà umanistica, e non lo dico per presunzione, lo dico perché lo percepisco. Eppure scegliere Giurisprudenza non fu per me una scelta sofferta. Incosciente forse, ma sofferta mai. Anzi fu una scelta convinta e solida. Mi bastarono poche settimane per comprendere che la scelta effettuata senza grandi indecisioni fosse pure quella giusta, quella che avrebbe incarnato le mie aspirazioni e le mie aspettative. La mia scelta fu vista con grande delusione da molte persone che mi stavano vicine, da tutte quelle che conoscevano la mia personalissima repulsione per la cravatta. E mi videro già morto in quelle poche settimane che rafforzavano le mie convinzioni, mi videro soffocato da quel cappio che avevo sempre respinto e dal quale ora mi lasciavo abbracciare quasi con compiacimento. Su una cosa sola dovetti e devo oggi dare ragione ai miei novelli detrattori: ho quasi dovuto rinnegare la mia (poca) creatività, l'entusiasmo che mi permetteva di farmi interrogare volontariamente in matematica pur non avendo ben presente nulla di ciò che avrei dovuto trattare, perché con le mie (innumerevoli) cazzate anche la matematica si prestava ad essere un'opinione. Pensare liberamente non si può davanti alle cattedre della facoltà, e le (numerose) volte in cui per indole ho avuto la sfortuna di pronunciare una personale convinzione ho dovuto pagare le gravi conseguenze. Persino il metodo doveva e deve conformarsi a una sorta di codice scritto-non scritto, e ho sofferto dei miei ventiquattro come dei miei ventisette. Adesso tutto sta per finire, e il tempo è tutto per la mia tesi, per le mie indagini, per i miei errori. Adesso che comincio a intravedere orizzonti nuovi dietro questa laurea comincio a scrivere il mio nuovo manifesto e a riappropriarmi di me. Quel poco genio, quella poca sregolatezza che mi sono stati affidati e che scivolano latenti tra le pareti della mia anima avranno modo (compostamente) di riaffiorare. Dietro la maschera seria e severa che avrò piacere di indossare, un impercettibile ruscello di sana immaginazione solcherà quell'avvenire che mi auguro possa essere al servizio del diritto.

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