Ho avuto paura pure ad annunciarlo. Ma i tempi sono maturi, e giovedì mi troverò alla cattedra a discutere delle pavide ombre di un futuro prossimo. Mi laureo, insomma. Si chiude un altro ciclo, si ripropongono quelle emozioni che hanno contraddistinto i primi post apparsi su questa pagina più di due anni fa. E si ripropongono mutate, come mutato mi ripropongo io. Di questi cinque anni passati nelle aule di sublime polvere che contraddistinguono la facoltà messinese di giurisprudenza mi porto dietro un po' tutto. Mi porto dietro cocenti sconfitte e delusioni, le prime della mia esistenza, mi porto dietro un bagaglio infinito di cultura di ogni genere che vorrei essere in grado di padroneggiare, mi porto dietro cinque anni di vita, mi porto dietro i colleghi che sono diventati amici, anche quelli a cui con le mie innumerevoli incertezze ho dato fastidio, mi porto dietro tanto amore, mi porto dietro le cartacce altrui sotto i banchi dell'aula due, le finestre rotte e il proiettore finto dell'aula uno, gli schienali similpelle che si staccano dalle sedie dell'aula cinque, la vista della madonnina del porto dell'aula quattro e la scuola di atene dell'aula tre, il cesso senza lampadina e il lavandino senza asciugamano, una valanga di professori che non stimo e quattro o cinque che mi hanno insegnato tutto con pochi gesti, con poche espressioni. Mi porto dietro la signorina che per cinque anni ha cercato all'ingresso della cancellata di propinarmi il volantino che prometteva di sostenere con facilità gli esami di procedura, mi porto dietro l'aria che si respira nei corridoi del dipartimento di scienze giurispubblicistiche, le pareti di Foro italiano che tappezzano la sala lettura, l'aria fredda e distante del dipartimento di diritto privato e teoria del diritto, o come si chiama, mi porto dietro quelle poche centinaia di metri che separano la facoltà dall'orto botanico, le migliaia di occhiate lanciate al Tribunale affacciandomi dalle finestre del primo piano, le serate più belle della mia vita, quelle passate con i colleghi a promettersi di non parlare di università e infrangere puntualmente la promessa, tanti esami, tutti quelli necessari e molti di più.
Tanto ancora mi porto dietro, ma ci sarà tempo per raccontare, ci sarà tempo per ringraziare. Eterno debitore, oggi e probabilmente per sempre. Devo troppo a tanti, ma mi organizzo.
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