domenica 29 aprile 2007

Sole che si abbandona all'imbrunire e bambini che tornano a giocare all'aperto, sotto le mie finestre. Non è per nulla un'immagine aulica in quanto i bambini di oggi quando bestemmiano e basta è già tanto, ma non è di questo che voglio parlare.
Il mutamento così impercettibilmente repentino del clima mi lascia ansioso questo pomeriggio. E non so perchè. Poi rifletto, rimugino, rumino e capisco. La risposta era già tra queste pagine, e si trova qui. E' già passato un anno dal ventinove aprile scorso, e inaspettatamente questo ventinove aprile andrà a concludersi quasi come il precedente. E tutta la mia verità oggi è in quel "quasi". E quanto c'è dietro quel "quasi", non sarò solo, e non metterò giacca e camicia ma una semplice polo, come un tempo. E un altro brindisi... se penso a qualche anno fa, se penso all'angoscia di questo giorno. Ed ecco cos'è l'ansia di questo pomeriggio: solo l'alone di un ricordo, di un brutto lungo ricordo. E la mia serata era già impegnata questa sera, ho rinunciato pure ad una partita di calcetto offerta dal Dott. Azzarà (dottore ma vi mancava la palla?). Dirò ai miei impegni di farsi da parte, o forse già si son fatti da parte in autonomia, quasi a capire la solennità di questa sera. Adesso la percepisco anch'io questa solennità, e forse per questo l'alone di ansia che mi accompagnava muta. E resto qui, in attesa della mezzanotte. Non davanti al televideo, non su quel divano sudato e pesante. E quanto c'è dietro quel "quasi", quante cose porta un anno nuovo, quanti sogni diventano speranze, quante speranze nascondono compitamente ombre di certezza... A dopo...