A volte gioisco dell'incompiutezza che mi circonda, ne gioisco perchè la vedo come unico mezzo di tensione ad una inesistente perfezione. Altre volte però la mia incompiutezza pesa, e più che tendere all'inesistente perfezione, mi trascina agli inferi dell'eterna insoddisfazione. Non è bello, ma è comunque ciò che sono obbligato a vivere. E per questo forse sarebbe meglio non lamentarsi.
lunedì 9 aprile 2007
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4 Comments:
Io vado spesso al fiume e mi dona tranquillità perché non ne posso vedere nè l'inizio nè la fine.
Eppure un inizio c'è, così come una fine... il mio caso è diverso...
Il fiume è una scusa, come un'allucinazione che mi serve ad allontanarmi dalle cose maledettamente immobili e finite che mi circondano. E' finito anch'esso, ma non ne hai la percezione se ti lasci andare e fai perdere il tuo sguardo lungo la corrente. Io credo che tu sia uno che non si accontenta, uno che non si sente arrivato ed è questo il modo di continuare, sempre, a crescere. Non si arriva mai. Buona cosa l'insoddisfazione anche se fa star male è un male propedeutico...
Resisti che arriverai ad un punto fermo, ad una base solida per continuare il cammino con maggiore tranquillità e minor senso d'insoddisfazione ;)
Beh, vedi, forse il più grande dramma della società moderna, e della mia persona, è la difficoltà di potersi accontentare, circondati come siamo da centinaia di piccolezze inutilmente indispensabili. Spesso nelle tue pagine narri le gesta eroiche dei partigiani, dovevano questi accontentarsi di poco più che un tozzo di pane a volte, eppure ci hanno donato il suolo libero. Forse noi siamo troppo distratti, e fatichiamo a focalizzare obiettivi utili. Dal canto mio ci sono delle pietre miliari ben solide sul mio cammino: una compagna meravigliosa, poco meno di una decina di amici, i miei studi, la fede e Apple incorporated... su queste cose conto ogni giorno, e raramente ricevo delusioni. Sta qui la mia forza...
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