martedì 24 aprile 2007

Odissea, Libro XVII, vv. 291/327.

Un cane, sdraiato là, drizzò muso e orecchie, Argo, il cane del costante Odisseo, che un giorno lo nutrì di sua mano…e in passato lo conducevano i giovani a caccia di capre selvatiche, di cervi e di lepri; ma ora giaceva là, trascurato, partito il padrone sul molto letame di muli e di buoi, che davanti alle porte ammucchiavano, perché poi lo portassero i cervi a concimare il grande terreno di Odisseo; là giaceva il cane Argo, pieno di zecche. E allora, come sentì vicino Odisseo, mosse la coda, abbassò le orecchie, ma non poté correre incontro al padrone. E il padrone, voltandosi, si terse una lacrima, facilmente sfuggendo ad Eumeo…E Argo la Moira di nera morte afferrò appena rivisto Odisseo dopo venti anni.