venerdì 1 dicembre 2006

Ripreso e riposato, finite pure le noie al ginocchio che hanno afflitto la mia passeggiata lungotevere. Ed è l'ora, consueta, delle riflessioni. Tre sono gli accadimenti che mi hanno portato ad una riflessione non superficiale, tre sciocchezze che si sono distinte per la loro profondità:
a) sono entrato a Termini dormendo, ed è la prima volta, per la prima volta non ho osservato affascinato il mutare degli scenari da Anagni in poi, non ho ammirato i resti dell'antico acquedotto, semplicemente mi sono svegliato tra l'incessante vorticare di centinaia di persone tra i binari di Termini. E' un primo indizio questo, di come il mio rapporto con la Città eterna stia lentamente e inesorabilmente mutando;
b) per la prima volta sono riuscito senza alcuna difficoltà a ritirare dagli appositi spazi una copia di tutti i quotidiani gratuiti distribuiti in metropolitana. Daccordo con voi se affermate che questa è un'idiozia capitale. A mia discolpa faccio presente però che mai, e sottolineo mai, pur essendo arrivato a Roma negli stessi orari, pur avendo preso le stesse linee della metro, MAI ero riuscito a sfogliare una copia, dico una, delle tre testate di stampa gratuita distribuite in centinaia di migliaia di copie nella metro. Questa volta, senza spiegarmi perchè, non solo mi sono appropriato di tutte e tre le testate, ma persino della quarta, pubblicata da pochissimi giorni al pomeriggio dal sole24ore. Assieme ad "a)", questo "b)" mi conduce ad una soluzione che trarrò solo da
c) Non ho mai tirato fuori dalla sua custodia la macchina fotografica, non ho scattato una foto, addirittura la macchina è rimasta nello zaino presso il mio alloggio quando uscivo. Eppure sapevo di dover visitare posti mai visti prima. Mi sono affidato alla macchina sfocata e di infima qualità che correda il telefonino, e questo mezzo comincia a diventare per me un cattura frammenti intriso di romanticismo. Nell'imperfezione di uno scatto, nella pessima qualità di un'immagine si intravedono le sensazioni, nello sbilanciamento dei colori risalta solo l'essenziale.
a+b+c=io+Roma. Non sono un cittadino, ma non sono neanche più un turista. Sono io e il mio rapporto con la Capitale del mondo, sempre meno sconosciuta e sempre più grande, più inafferrabile. Penetrano il cuore le stesse immagini ogni volta diverse, lo stile, l'aria respirata, la gente nella metro, l'ipod pro capite, i sanpietrini strappati al suolo ove si procede ad una riparazione, il tram di piazza del popolo, retrò quanto efficiente e tanto, tanto altro ancora.
Non una cronaca questa volta dunquema solo qualche pensiero e tanta voglia di ritornare. Di più questa volta ho avuto la possibilità di un pranzo frugale con parte della famiglia e una presenza costante ormai non più inedita. Di meno il consueto desiderato incontro con Bat, capita. Anche questa volta non è mancato il sostegno di molti di voi, gli sms scambiati da strade che ti guardano quasi disturbate se tocchi il telefonino, strade che reclamano tutta la tua attenzione. Ancora una volta incontri bizzarri sul treno e sui mezzi pubblici. Ne parleremo presto, di persona. Ancora una volta "grazie", e ancora una volta il desiderio di condividere più a fondo certe "modeste" avventure...


La nebbia che si dirada parecchio dopo l'alba. Atmosfera cupa, a me sconosciuta di una città che mi era sempre apparsa tersa, limpida. Ripenso alle parole di Bat...


Lungotevere all'imbrunire... lo tengo per me.


Il tre percento della folla accalcata sul piazzale dell'Hotel Ergife in attesa del concorso...