lunedì 4 dicembre 2006

Ho avuto modo di riflettere sulla natura di queste righe. Ho riflettuto a lungo e alla fine mi sono chiesto se valesse la pena continuare ad impiegare Byte in questo modo. Non posso essere ipocrita e perciò confesso: non ho pensato un istante a chiuderla qui questa pagina. Io ho la necessità di continuare. Ho avuto una paura indescrivibile quando uno di voi ha detto "non lo sento più mio come prima", è stata dura, e sarebbe stata sufficiente anche a determinare un freddo full-stop. E' apparso impercettibilmente questo pensiero, si è estinto immediatamente. Perchè pure a me capita ogni tanto di non sentire più "mie", o forse dovrei dire "vostre", queste pagine, ma non tutti i tempi sono tempi fertili, non tutte le emozioni trovano il coraggio sufficiente a mostrarsi qui, nude in prima pagina. E allora devo solo chiedere scusa se di questo blog resta solo un contenitore, chiedo scusa se il contenuto si è deteriorato, ha lasciato il passo alla degenerazione. Sento però che non è il momento di smettere, anzitutto perchè è qui che scaglio la mia malattia, poi perchè credo di meritare una seconda possibilità. Seconda possibilità che suona un po' come ultimo desiderio, ma poco importa. Certo è che migliaia su migliaia di caratteri da quel lontano ventuno ottobre sino a oggi sarebbero veramente inesistenze sprecate se non mi conducessero pure oggi a credere che sia sempre possibile rialzarsi. Cerco di rialzarmi allora, cercando di ripagare la sincerità di un amico. Allo stesso tempo non posso fare a meno di sottolineare ciò che mi lega alle cinquemilaottocento visite e agli autori di queste: ogni parola vorrebbe essere una infinita manifestazione di affetto, non riesco tutti i giorni a farla apparire così, di questo posso solo scusarmi. Intanto provo a rialzarmi, mi rialzo...