lunedì 10 luglio 2006

C'è poco da temere per il silenzio di questi giorni, è solo colpa degli esami che incombono e mi lasciano questo ritaglio seminotturno... che è già molto. Noto di come sia diversa la notte d'estate..non mi circonda il silenzio, anzi, san wifi mi permette pure di poter riflettere sulla brezza del mio balcone, assisto dunque al passaggio di tante auto, e di altrettanti stereo con le ruote... e penso. Un po' come la bambina portoghese cavalco un semplice smarrimento, e per fortuna non ho davanti l'Atlantico immenso, ma solo i panni stesi della dirimpettaia, che, credetemi, già lasciano molto da riflettere. Ci concentriamo spesso sugli attimi che non vivremo più, su quelli vissuti e andati per sempre, e spesso per questo abbiamo paura. Ed è stupido, come stupidi sono tutti i rimpianti. In fondo a pensarci bene, c'era un momento in cui i momenti che si rimpiangono non esistevano ancora, e ne rimpiangevamo altri, più antichi... oggi voglio pensare a ciò che non è ancora successo, e che rimpiangerò dopodomani, e fremo perchè ancora devo viverlo... che sia un grosso rimpianto allora, un grosso momento andato per sempre. Non possiamo collezionarli i momenti per fortuna, non sappiamo come raccoglierli, resta solo un negativo impresso, un bianco e nero dipinto a mano, un po' come le foto di Mirò, ritoccate al pennarello...
Ultimi giorni di fatica, poi, comunque vada, avrò mezza estate davanti. Riconosco di non essere mai riuscito a vivere nessuna estate della mia vita, un po' per pigrizia, un po' per codardia, un po' per il tintinnar di catene... credo e spero che questa sarà diversa, diversa perchè è iniziata diversamente e non può finire come le altre. Nuove emozioni e quattro biglietti nel cassetto, finalmente una parvenza di organizzazione.
Non è dolce come qualche sera fa questa, è una sera stanca, quella di allora era più scura e più silenziosa, si perdeva nel suo essere sera e poi notte, nelle sue curve morbide, da vivere.
Cosa mi hai dato da vedere, cosa ho potuto sfiorare, come hai saputo avvolgermi, notte. E cosa mi ricordi, come mi accarezzi, come mi richiami. Quando mi porterai su quel balcone silenzioso a mostrarmi luci lontane e a darmi in pasto le tue di luci, le tue sensazioni, la tua densa, semplice, essenza...?