lunedì 19 giugno 2006

Vale la pena chiedersi dove eravamo domani dell'anno scorso, o di due, o di molti anni fa? Oggi direi non credo, e vivo questi istanti con una serenità che avevo dimenticato. Il regalo più grande l'ho già ricevuto ed è tornato ad allietare i miei giorni dopo anni di silenzio che oggi ritrovo devastanti... è accaduto e posso farci poco, ben poco. Alla fine la gioia di quanto è stato recuperato offusca gli istanti persi, che tuttavia rimangono impressi indelebilmente a guardia di un'esperienza da non dimenticare neanche per un attimo, da custodire viva nel suo dolore per tutta una vita. E, assieme a questo, regali a cascata quest'anno, e regali tutti vivibili, scoperte, rapporti, relazioni... e non è stato come crescere, non è stato neanche come invecchiare, è stato vivere, è stato esperienza. E anche l'esperienza più banale, propria di una vita banale come questa che esprimo nelle pagine che scrivo con passione dimessa, non può definirsi entro i canoni della banalità, semplicemente perchè la banalità di una vita, o la banalità di un'esperienza è sempre tenuta a rapportarsi con esempi di vita da osservare, persone speciali, amici che sono riusciti a regalarti un posto dai contorni definiti. E allora grazie, perchè con la vostra presenza avete strappato questa esistenza comune e molto poco tormentata alle intemute spire della banalità, spire delle quali è difficoltoso avvedersi senza un aiuto esemplare e costante, quell'aiuto che ho trovato in voi, e scommetto in molti tra voi che non credono minimamente di aver inciso così profondamente nei giorni che ormai da qualche mese racconto, giorni che sono esperienze, esperienze che non restano chiuse nel giorno...