sabato 11 marzo 2006

E' duro tornare a chinarmi sui libri, ed è ancora vivo e ordinato il ricordo della giornata di ieri, le condizioni per ricordare ci sono, e allora ricordo. E il ricordo non può partire dalla giornata di ieri, e non può finire nella giornata di ieri, tutto ciò perchè abbiamo vissuto un pomeriggio incurante del tempo, un pomeriggio che ha umiliato le lancette, un pomeriggio che allo stesso tempo era storia e ricordo, passato e presente, vita e slancio verso il futuro. Tutto in una voce, ma una voce impercettibile, una voce impropagabile, una voce già giunta al cuore, già custodita dal cuore... una voce che allora non proveniva dalla scena ma alla scena andava, strappata allo spettatore, tratta in maniera rude e dolcemente modellata. Una voce e tanti gesti, l'ironia della sofferenza, la nobiltà di una storia e lo scherno di tanti giudizi inutili. Io quella voce, quei gesti, li avevo visti meno di quattro anni fa, poi basta. Mi colpirono positivamente, e oggi la sorpresa diviene impressione, ieri non era la tragedia sul palco, non si citavano Eschilo, Sofocle o Euripide... ieri sul palco la vita, e basta. L'odore di numerose ingiustizie, di errate valutazioni, il sapore di un passato impietoso e la gioia di un futuro che ormai non potrà che essere quello che ieri, dopo anni di sacrifici, ha segnato l'inizio di un solco immortale. Ieri ho capito perchè non sarò mai un musicista, ieri ho capito cosa sia un'artista e cosa sia l'arte del palco... perchè devo ammetterlo, io l'arte non la ritrovavo se non nelle opere dei maestri e negli schizzi a matita che hanno decorato parte della mia vita. Il teatro per me era finzione. Da ieri il teatro è vita, e può esserci anche un'artista sul palco. Il solco forse cominciava a tracciarsi da "quando avevo otto anni", oggi affonda le sue radici, e già ha attecchito in decine di anime commosse, in lacrime trattenute a fatica... oggi capisco. Allora Cri, vai dove meglio credi, poi torna. Torna perchè ho bisogno di rivederti sul palco, e sul palco poco raffinato di un teatro che non è teatro, nella solida precarietà della tua arte... non mi interessa ritrovarti sui pixel di una televisione, io voglio vedere la polvere sobbalzare su un palco vero, io voglio sentire la tua voce densa, voglio che sia tu a strappare la voce dal pubblico. Dopo la giornata di ieri è difficile credere che non avrai il successo che meriti e che hai sempre meritato... ancora grazie... e scusa... perchè mi accorgo che queste parole servono a poco, raccontano poco, esprimono poco... ma c'è chi cerca di raccontare, c'è chi vive e fa vivere... da un palco...