venerdì 3 febbraio 2006

Da tempo volevo scrivere questo post, e lo volevo dedicare alle mani, ma non a tutte le mani, solo alle mani che prendono, che mi prendono. Sono state citate qualche volta le mani in questo blog, poco a dire il vero.. eppure è dalle mie mani che scaturiscono tutte le parole che vedete nero su bianco. Ma non è neanche delle mie mani che voglio parlare, e le mani di cui vi parlo sono quelle che emozionano, che mi emozionano, mani che sono capaci di far innamorare, di indicare le strade giuste, di comunicare emozioni, di celare maldestramente altre emozioni, di nascondere e di nascondersi... e voglio parlarvi di mani attraverso gli occhi di una terza persona, nella fattispecie il Maestro Giuseppe Migneco, uomo delle mie parti. Ed è sulle mani che questi raffigura che voglio soffermarmi solo un istante: mani più larghe delle spalle, tozze, ruvide, piene, pesanti. Mani che raffigurano il 90 percento di una vita, e sulle quali la vita stessa è istoriata. Mani plasmate dalla zappa, modellate dalle reti e dall'acqua salata. E' dalle mani che provengono le riflessioni, quando le portiamo alle tempie. E' dalle mani che le idee prendono forma nella realtà materiale, dalle mani... e due mani ci accolgono quando veniamo alla luce, almeno quattro ci riconsegnano alla terra... le mani. Chi le legge farebbe bene a interpretarvi il passato, più che scovare un improbabile futuro. Sono grandi le mani di Migneco, e le tele sono sorrette dalle grandi mani dei protagonisti... mani semplici, mani forti... capaci di far innamorare, di indicare le strade giuste, di nascondere e di nascondersi...