martedì 1 novembre 2005

Trenta anni fa PierPaoloPasolini viveva le sue ultime ore di vita. Avrà acceso una sigaretta, trent'anni fa, mentre scrivo. Forse non aveva voglia di continuare a scrivere, e le dita non premevano sui tasti, li sfioravano a togliere la polvere, i pelucchi annidati tra la meccanica di un tasto e l'altro.. Si sarà alzato pesantemente, col lembo della manica di un maglione appoggiato sulle spalle che striscia sulla scrivania e sfiora il portapenne che quasi cade.. due giri ancora per la stanza, rileggendo i titoli che sembrano incandescenti sui dorsi dei libri affiancati in ordine negli scaffali.. L'aria è pesante e noiosa.. "mi faccio un giro".. un ultimo bacio alla sua schiavitù susanna-maria.. poi la chiave che gira meccanicamente morbida nel quadro dell'alfa sportiva. Un gesto consueto, ripetuto mille volte.. ripetuto un ultima volta. Ciò che accadrà nelle poche ore seguenti di trent'anni fa non ci è dato saperlo. Lo ritroveremo domattina, ridotto ad un sacco di immondizia, il cuore esploso, carcassa violata, umiliata dalle gomme di un'automobile, il volto nero, putrido. Così lo troveremo domattina Il Poeta. Ne nascono "due o tre" in un secolo, dovremo aspettare almeno una cinquantina d'anni per averne un altro. Ne siamo sicuri? Avrei voluto vederlo a colori, in tv. Lo vedo in bianco e nero, perduto in una poltrona, evanescente, le mani al viso, le parole ponderate e gravi, sempre scelte, sempre ben abbinate. Lo avrei criticato anch'io oggi di trent'anni fa, e di questo mi vergogno, ma non è facile accettare che dietro un uomo con due braccia, due occhi come i tuoi possa nascondersi Il Genio. Fino a questo momento trent'anni fa era solo invidia, domani di trent'anni fa gloria. Nessuno di noi ha meritato e merita la sua testimonianza. Condannato a morte, alla morte di croce, una croce di sabbia..
Chi l'ha ucciso? Nessuno di noi può dichiararsi irresponsabile della sua morte.


Supplica a mia madre

E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.

Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile...

PierPaoloPasolini