giovedì 10 novembre 2005

Se dovessi scrivere un inno alla delicatezza, lo farei con sembianze femminili, ma non di corpo. Di voce.. il problema è che non è possibile scrivere un inno alla delicatezza diverso da quello che è già scritto nel momento in cui la voce si manifesta. Non è possibile neanche tentare di plasmarne un'imitazione, una brutta copia, una riproduzione.. è un inno che si scrive ogni giorno, senza l'aiuto dei poeti o dei filosfi, perchè è già poesia, è già filosofia, basta a sè stesso. La delicatezza è una frequenza che non necessita di sintonia se sei disposto a farti sfiorare, è un sussurro, un grido, una risata, è una mano incerta, tremante, non troppo curata, con lo smalto un po' sbavato e qualche pellicina, è il freddo che percepisci solo quando te ne vuoi accorgere, e non te ne accorgi, è il corpo di una persona che conosci e che vedi avvicinarsi nell'immagine incerta, poi sempre più definita e sorridente man mano che si avvicina, un sorriso frenato, una bocca nascosta dalla mano... una lacrima, raccolta..
Se mi è consentito vorrei dedicare queste righe a tutte le amiche che frequentano questo blog, e anche a tutte le altre. In entrambi i casi è una dedica tanto intensa quanto sentita da ciascuna di voi.. Agli amici invece vorrei rivolgere un suggerimento, che forse è una supplica: se la percepite la delicatezza, perchè qualcuna la dispensa al vostro fianco, siatene onorati, e sappiate che non vi è nulla di più importante, non vi è nulla di più.. se invece della voce vorrete percepire solo sordi tonfi state sprecando tempo, vita.. e consumando voi stessi.
Felice serata..