venerdì 4 novembre 2005

Come si cambia... è un soffio, uno sguardo, uno squillo, un sms... e riscopri sensazioni che credevi lontane... ti ritrovi seduto su scalini lontani diversi anni.. e non è cambiato molto, nonostante tutto.. A volte i messaggi subliminali non bastano, ma va bene così, rivivere ansie, paure, incertezze.. riviverle intensamente, col respiro pesante, fastidioso.. è bello. E' bello riscoprire che non sempre si è all'altezza, è bello dispensare premure nell'intimo. Non nasciamo per farci del male, nasciamo per essere sereni, la nostra serenità però è riposta nel prossimo, nascosta.. quanti cassetti dovremo aprire per ritrovare la NOSTRA serenità? Quante porte dovremo scardinare, quanti cuori esplorare.. sarebbe bello poter rispondere "tanti", come altrettanto sarebbe "uno solo".. e poi cos'è la bellezza.. ve lo spiegherei, ma non capireste, ognuno ha la sua, scoperta in un sorriso, o sulla punta di un dito.. chi direbbe che la bellezza la si riscopre sulla punta di un dito? Può essere anche così, abbiate fiducia.. Sto ascoltando "farewell" di Guccini in questo momento.. rivivo scene che non ho mai vissuto, gli occhi come sempre sono umidi.. poi capisco perchè l'ipod ha venduto milioni di pezzi: è hi-fi, si sente maledettamente bene.. ascolto farewell e la consiglio vivamente, al buio poi acquista un fascino non indifferente (ma l'indifferenza può essere affiancata al fascino? Diventa quasi una sinestesia binaria..), ascoltatela se ne avete la possibilità, e sognate con i piedi per terra..
Mi sono commosso tre volte e mezza davanti ad una maglietta oggi, non so se è un comportamento stupido.. è così però, e non posso farci niente...
Pare che anche questa giornata volge al termine, e sono pronto a ritrovare le mie lenzuola..


Farewell

E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent' anni portati così,
come si porta un maglione sformato su un paio di jeans;
come si sente la voglia di vivere
che scoppia un giorno e non spieghi il perchè:
un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è.

Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani,
giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera;
ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale,
ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale
e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore,
quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore.

Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova,
era tanto potere parlarci, giocare a guardarci,
tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino,
religione del tirare tardi e aspettare mattino;
e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella,
la città addormentata non era mai stata così tanto bella.

Era facile vivere allora ogni ora,
chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci,
e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell' epoca nuova,
ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova.
Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo,
ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo.

Non fu facile volersi bene, restare assieme
o pensare d' avere un domani e stare lontani;
tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante,
un ricordo lucente e durissimo come il diamante
e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta:
rivedersi era come rinascere ancora una volta.

Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione,
e il peccato fu creder speciale una storia normale.
Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo,
sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo.
E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa;
siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.